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I distributori di carburante possono essere la chiave per passare alle auto elettriche.

Le Organizzazioni di categoria dei Gestori impianti carburanti hanno incontrato il ministro della Transizione ecologica.

Come passare dal diesel all’elettrico? Servono anche colonnine di ricarica. Ecco che allora ii distributori di carburante si propongono: possono essere la chiave per passare alle auto elettriche. Le Organizzazioni di categoria dei Gestori impianti carburanti hanno incontrato il ministro della Transizione ecologica: Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio a colloquio con Roberto Cingolani.
La proposta normativa dei gestori ha uno scopo:intervenire efficacemente sulla attuale rete distributiva dei carburanti. Perché possa costituire un punto di riferimento centrale del progetto di transizione ecologica. E di progressiva decarbonizzazione anche dei prodotti energetici per autotrazione.
Bisogna raccogliere i finanziamenti pubblici (Recovery fund) e privati necessari. Come? Con una trasformazione della attuale rete distributiva. La concessione è lo strumento più idoneo a favorire l’integrazione degli impianti esistenti con l’offerta di altri prodotti energetici per autotrazione: biometano, biocarburanti liquidi, idrogeno ed elettrico a potenze adeguate.

Distributori di carburante: servono ricariche veloci
Le colonnine a bassa potenza (da pochi kW, ad alcune decine di kW) consentono ricariche molto lente, che necessitano di alcune ore, non permettendo un utilizzo del veicolo elettrico competitivo, in termini di fruibilità, con quello del veicolo con motore a scoppio. Al contrario, un rifornimento ad alta potenza (superiore a 300 kW), che permette di effettuare la ricarica in meno di 20 minuti, consentirebbe un utilizzo del veicolo elettrico del tutto assimilabile a quello di un veicolo con motore a scoppio.
Tali stazioni, che sono di norma alimentate in media tensione, potrebbero essere dotate di un proprio impianto di accumulo che svolgerebbe una duplice funzione. Da una parte consentirebbe di smussare le curve di carico sulla rete, riducendo in tal modo gli investimenti sulla rete di distribuzione elettrica. Dall’altra potrebbe contribuire a livello locale e nazionale alla gestione della produzione da fonti rinnovabili intermittenti che sarà evidentemente crescente.

Ma c’è un problema. Si investono soldi nelle colonnine ai distributori. E poi c’è un numero adeguato di auto elettriche che renda conveniente l’investimento nelle infrastrutture?

Fonte clubalfa.it – Articolo di Walter Gobbi

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