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Giovane straniero sfruttato: paga di 92 euro al mese e mini box per vivere. Inchiodato benzinaio ‘sanguisuga’.

Un 25enne del Bangladesh era stato assunto con un contratto mai rispettato. Si è ritrovato a vivere in un gabbiotto di un metro per due privo di tutto. Scoperto dai carabinieri del nucleo radiomobile di Bojano, il titolare dell’impianto è stato denunciato per caporalato.

Venticinque anni, originario del Bangladesh, regolare sul territorio italiano e con il sogno di lavorare. Quando il titolare del distributore di carburante all’altezza di Bojano gli aveva proposto di collaborare con lui, non ha esitato. E aveva accettato di lavorare da subito: un contratto regolare, retribuzione da 850 euro al mese, insomma per questo giovane amico del Bangladesh si apriva una strada di stabilità che avrebbe potuto permettergli una vita dignitosa.

Niente di tutto questo è accaduto invece. Per lui si sono spalancate le porte dell’inferno, quelle che travolgono anche l’ultimo briciolo di dignità.  Per fortuna che sono intervenuti i carabinieri di Bojano. La pattuglia del radiomobile nell’ambito di servizi organizzati contro il lavoro nero e lo sfruttamento, si è fermata al distributore di benzina e ha eseguito un controllo a carico del giovane cittadino extracomunitario. Che è risultato regolare sul territorio nazionale ed in possesso del  permesso di soggiorno in corso di validità. I successivi accertamenti sul luogo di lavoro, hanno fatto emergere una situazione raccapricciante.

Il 25enne in sostanza dimorava nel box devoluto a shop del distributore. Costretto a vivere in un locale di un metro per due. In un angolo un letto di fortuna, in un altro angolo, tra gli oli e i premi della campagna promozionale della compagnia petrolifera, vi era uno scaffale con le provviste alimentari del giovane dipendente.

Il frigorifero, di piccole dimensioni, era stato trasformato anche come base di appoggio per una piastra elettrica, mediante la quale venivano riscaldati gli alimenti, senza alcun presidio di sicurezza. La biancheria veniva stesa nelle adiacenze del distributore, utilizzando i pannelli che l’amministrazione comunale aveva installato per l’apposizione dei cartelli/manifesti pubblicitari.

Oltre all’assenza dei requisiti minimi igienico sanitari in cui il lavoratore era costretto a vivere, non si sa dove potesse espletare bisogni fisiologici e lavarsi.

 Condizioni di sopravvivenza che hanno immediatamente indotto i carabinieri a bussare alla porta del titolare del distributore. Che – fra le altre cose – aveva assunto il giovane per  un impiego diverso e in un altro posto e lo retribuiva con 92 euro per 30 giorni lavorativi a fronte di circa 850 pattuiti.

Il gestore deve rispondere all’Autorità Giudiziaria di Campobasso di  intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e violazioni in merito agli obblighi del datore di lavoro in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro; informazione sui rischi per la salute del lavoratore; Formazione dei lavoratori sulla sicurezza e sui rischi per la salute.

Fonte primonumero.it

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