La corrente all’ingrosso sale a 250 euro per mille chilowattora. L’Agenzia internazionale dell’energia invita la Russia a fornire più gas.
Primato di prezzo: per le 9 di mattina di mercoledì 22 settembre in Italia le partite all’ingrosso di corrente elettrica sono valutate 228 euro per mille chilowattora, ma il prezzo arriva addirittura al primato di 250 euro per la sera alle 20, quando le centrali fotovoltaiche senza più sole si addormentano di colpo tutte insieme; prezzo medio di oggi 181,18 euro per mille chilowattora. Per trovare un prezzo più alto di 250 euro bisogna volgersi indietro di 9 anni, al 2012, quando una fiammata istantanea superò i 300. È primato anche sui prezzi dei carburanti. In Europa si studiano interventi, e da Parigi l’Agenzia internazionale dell’energia ha invitato la Russia ad aprire i rubinetti e a far trafilare verso l’Europa un po’ più di metano.
I prezzi alla borsa elettrica
Nella settimana fra lunedì 13 e domenica 19 settembre la borsa elettrica italiana del Gme ha registrato un prezzo medio di acquisto dell’energia pari a 163,01, in aumento del 17,4% rispetto alla settimana precedente. A titolo di confronto, il prezzo medio del 2020 era 38,92 euro per mille chilowattora.
In Europa le borse elettriche indicano quotazioni superbe oltre i 100 euro, la borsa spot Epex rileva qualche fiammata nelle ore a maggior consumo in Germania e nell’eolica Danimarca (213 euro), in Belgio (241), Inghilterra (247), Olanda (248 euro).
Il vento traditore
L’Agenzia internazionale dell’energia ha invitato la Russia a fornire più gas naturale all’Europa, affermando che la crisi energetica è stata un’opportunità per il Paese di dimostrare di essere un «fornitore affidabile». Secondo l’Aie il forte aumento dei prezzi del gas in Europa è stato causato da una forte ripresa della domanda, da un’offerta ridotta e da una bonaccia di vento che per settimane ha tenuto immobili le braccia di innumerevoli centrali eoliche («and lower-than-usual availability of wind energy in recent weeks»).
La Spagna proporrà di includere «nell’agenda del prossimo Consiglio europeo un dibattito europeo sul mercato dell’energia» e in Inghilterra molti fornitori di luce e gas più piccoli sono prossimi al fallimento.
In Italia imprese in allarme
Il rincaro «è tale da compromettere la marginalità delle nostre imprese», avverte Gas Intensive, consorzio che raggruppa aziende dei settori ceramica, carta, fonderie, metalli ferrosi e non, vetro, calce e gesso. «Abbiamo la necessità di produrre quindi in questo momento non vedo nessun pericolo circa la produzione», aggiunge il presidente della Federacciai, Alessandro Banzato.
Il caro carburanti
Martedì la Transizione ecologica ha divulgato il censimento settimanale del prezzo dei carburanti; il gasolio è salito in media a 1,51 euro al litro (62,5 centesimi senza la penalizzazione fiscale) e la benzina a 1,67 euro al litro (64,1 centesimi senza le tasse).
«Bisogna che il Governo intervenga non solo su luce e gas, ma anche sul caro benzina, riducendo le accise sui carburanti», protesta l’Unione nazionale consumatori, secondo la quale è il massimo dall’ottobre 2014 per la benzina e dal maggio 2019 per il diesel. «Dalla rilevazione del 4 gennaio, un pieno da 50 litri è aumentato di 11 euro e 46 cent per la benzina e di 9 euro e 88 cent per il gasolio, con un rincaro, rispettivamente, del 15,9% e del 15%».
Fonte ilsole24ore.com – Articolo di Jacopo GILIBERTO