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Assolavaggisti, Innocenti: “Pandemia è stata spartiacque per settore”

“Qualche difficoltà all’inizio del lockdown, poi siamo diventati centrali per la sanificazione non solo dei mezzi privati”

Pandemia spartiacque per gli autolavaggi, diventati parte integrante nella tutela della salute. A dirlo è Roberta Innocenti, esponente della presidenza nazionale di Assolavaggisti Confesercenti e presidente per la provincia di Pistoia.

“In un primo momento abbiamo avuto delle difficoltà. Nonostante il nostro codice Ateco permettesse l’apertura, in alcune aree le forze dell’ordine, per una errata interpretazione della legge, hanno fatto pressioni affinchè gli autolavaggi venissero chiusi, imponendo in alcuni casi anche sanzioni. Assolavaggisti si è mossa inviando una lettera ai vari enti preposti al ministero, consentendo che fosse verificato non solo che gli autolavaggi potevano restare aperti, ma ottenendo anche il riconoscimento dalla parte del legislatore come attività fondamentali nella lotta contro il Covid”, racconta Innocenti. Il comparto è composto da almeno 12 mila partite Iva a ha subito il contraccolpo del primo lockdown, risalendo però la corrente. Anzi, con il riconoscimento gli autolavaggi sono diventati baluardi contro il Covid, effettuando la sanificazione “non solo delle vetture private, ma anche dei veicoli impiegati in prima linea nel trasporto dei malati, nella consegna dei pasti a domicilio, compresi i mezzi della Protezione civile e delle forze dell’ordine”.

Innocenti aggiunge: “Abbiamo dovuto stilare protocolli contro il Covid-19 per i nostri dipendenti, adottare misure a protezione degli utenti e comprendere quali standard di sanificazione adottare”. Gli standard sono particolarmente precisi e il solo uso dell’ozono non è sufficiente a garantire la sanificazione certificata dell’auto o del mezzo: “L’impiego dell’ozono ha validità solo se vengono fatti altri due step: la pulizia dell’auto e la disinfezione di tutte le superfici con prodotti certificati presidio medico chirurgico (Pmc). Solo dopo si può avviare la sanificazione impiegando l’ozono che rappresenta il terzo step. Saltando le prime due fasi la terza non ha validità. Abbiamo avviato una campagna informativa per i nostri associati in merito”.

“Assolavaggisti è cresciuta molto durante la pandemia. Si è iniziato a far comprendere che solo gli autolavaggi strutturati potevano erogare un certo tipo di servizio certificato. Il lavaggio non in regola dentro il garage sotto il condominio non poteva più dare questo tipo di garanzia. Abbiamo iniziato a parlare di decontaminazione, sanificazione, protocolli di tutela della tutela della salute, del rispetto di norme che determinati autolavaggi non hanno. È avvenuto uno spartiacque”.

“In un primo momento abbiamo sofferto come tutti dal punto di vista economico”, ammette Innocenti, affermando tuttavia che negli ultimi sei mesi vi è stata una crescita: “il discorso delle sanificazioni fatte nel rispetto dei protocolli ha portato a investimenti economici da parte delle aziende, come ad esempio acquisto di macchine per l’ozono, protocolli che devono essere fatti e stipulati e che diventano parte integrante del Documento di valutazione dei rischi (Dvr) di ciascuna azienda. Tali adempimenti hanno avuto un costo, ma anche un certo risvolto”.

“I problemi da affrontare sono molti. Assolavaggisti sta lavorando da anni su questo fronte e pensiamo di lavorare in maniera ancora più approfondita nei prossimi anni. Abbiamo fatti una grande attività sul territorio e devo dire che molti lavaggi non a norma sono stati verificati e in certi casi chiusi perchè sprovvisti delle più elementari autorizzazioni”.

Ancora Innocenti: “Il nostro obiettivo è arrivare ad avere una normativa nazionale che preveda per l’apertura di un lavaggio l’Autorizzazione unica ambientale (Aua), sempre e comunque. Non si può più accettare che si possa aprire un lavaggio con una semplice segnalazione certificata di inizio attività (Scia) al comune come laboratorio artigianale, perché così non è. Il lavaggio produce un refluo che deve essere trattato attraverso un impianto depurativo e non può andare dentro le condutture pubbliche. Tutte le regioni si devono impegnare”.

Parlando di ambiente, Innocenti fa sapere che il presidente del Consiglio Mario Draghi ha posto grande attenzione a questo problema: “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza nel complesso prevede sei punti, uno di questi è interamente dedicato all’ambiente, ma anche gli altri poggiano su una visione green, e gli autolavaggi devono fare la loro parte. Si parla comunque di ambiente, si parla di rivalutazione ambientale, rispetto del territorio, tutela dell’acqua. Quindi anche i lavaggi devono fare la loro parte e andare verso una visione green del lavaggio auto che significa: impianti depurativi efficienti e controllati; ricircolo dell’acqua quando possibile o comunque un uso ridotto; macchinari che hanno un minore impatto sul consumo di energia elettrica. Questo è possibile e fattibile. Bisogna che le istituzioni si impegnino affinché tutto questo venga portato avanti e rispettato. Questo è ciò che ci viene chiesto a livello europeo. Questo è il momento in cui dobbiamo agire e fare”.

I macchinari di ultima generazione possono permettere la transizione ecologica: “I portali di ultima generazione hanno chiaramente un consumo energetico molto inferiore rispetto ai vecchi macchinari e lo stesso vale per le idropulitrici. Per quanto riguarda gli scarichi, l’acqua può essere recuperata fino a due volte con un impianto depurativo adeguato”. Anche l’uso di prodotti detergenti a basso impatto ambientale sono un costo: “Ed è necessario adeguare le tariffe. Tutti dobbiamo pensare di andare verso un futuro green, non possiamo immaginare di poter gestire un autolavaggio come avveniva 20 anni fa. Un autolavaggio deve essere trattato come azienda, con investimenti continui. Dobbiamo dare valore al nostro lavoro. Finchè si continuano a lavare auto a basso costo è normale che non si possano usare i prodotti a minore impatto ambientale, rinnovare macchinari di ultima generazione, depurare le acque e smaltire i fanghi perchè non è fattibile mantenendo questi prezzi”.

Servono anche adeguate risorse pubbliche o europee, che restano di difficile accesso o hanno procedure burocratiche complicate: “Le risorse ci sono ma sono di difficile accesso. A volte o è farraginosa la procedura per arrivare ad accedere ai fondi, oppure vi è una procedura con click day che è come giocare alla lotteria. Le aziende non strutturate si spaventano o abbandonano il progetto. La nostra associazione ha lo scopo di stare al fianco anche per questo tipo di iniziative a tutti i nostri associati”.

Fonte corrieredell’economia.it – Articolo di Alessandro Pignatelli

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