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Carburanti, benzinai in rivolta contro il decreto: “Inaccettabili sanzioni di 6mila euro e chiusura dopo 3 violazioni”

La rabbia dei gestori: “Delusi e amareggiati, il provvedimento continua a considerare noi i colpevoli dei rincari”. E si torna a parlare di sciopero generale il 25 e 26 gennaio.

Dopo il decreto carburanti esplode la rivolta dei benzinai. Nel mirino dei gestori degli impianti ci sono le pesanti sanzioni, con multe fino a 6mila euro e chiusura dell’attività fino a 90 giorni dopo tre violazioni. “Siamo delusi e arrabbiati – dicono -. Il decreto continua a individuare nei gestori i colpevoli degli aumenti”. E si torna a parlare di sciopero generale per il 25 e 26 gennaio. In programma un incontro fra le principali sigle, che ipotizzano ora di confermare l’annunciata, e poi congelata, astensione dal lavoro.

“Testo da migliorare” “Il testo del decreto deve essere migliorato in sede di conversione”, avverte Giuseppe Sperduto, presidente di Faib Confesercenti. Gli esponenti della categoria apprezzano “l’introduzione dell’accisa mobile, da noi richiesta più volte in questi anni. Ma certamente non apprezziamo le sanzioni – a nostro avviso molto pesanti – legate all’obbligo dell’esposizione del prezzo medio, che continuiamo a ritenere una misura del tutto inutile ai fini del contenimento dei prezzi dei carburanti”. 

“Nodo sanzioni e illegalità fiscale e contrattuale” Così, in attesa del secondo confronto con il governo martedì, le sigle sindacali si vedono in queste ore per discutere sul decreto. E proprio in vista dell’incontro a Palazzo Chigi intanto, Sperduto annuncia: “In quella sede affronteremo il nodo sanzioni e i problemi più importanti della rete carburanti, sui quali chiediamo da tempo un confronto. L’auspicio è che l’esecutivo sia nelle condizioni di poter corrispondere alle attese che gli operatori hanno, soprattutto per quanto riguarda il contrasto all’enorme illegalità fiscale e contrattuale attuale, che costa intorno ai 15 miliardi di euro complessivi allo Stato ogni anno. Risorse da recuperare nell’interesse di tutti”. 

Codacons: misure insufficienti Per quanto riguarda il peso del caro energia che grava sui consumatori, Codacons chiarisce: “Qualsiasi incremento della concorrenza sul fronte dei prezzi dei carburanti è positiva, ma le misure previste dal decreto del governo da sole non bastano a far scendere i listini alla pompa e contrastare le speculazioni”. L’associazione consumatori torna quindi a chiedere interventi più incisivi sulla benzina, a partire dalla fissazione di un prezzo massimo per i distributori Eni, società partecipata dallo Stato, pari per il gasolio a 2 euro al litro sulla rete autostradale e a 1,70 sulla rete urbana. 

Fonte tgcom24.it.mediaset.it

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