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Consumi petroliferi -15% nel 2020, tra accise e Iva 6 miliardi in meno allo Stato

«Crisi devastante» per la raffinazione. Up cambia volto e diventa Unem, Unione energie per la mobilità
In assenza di nuovi lockdown, l’Unione Petrolifera «prevede un 2020 che chiuderà con un 15% in meno di consumi petroliferi rispetto all’anno precedente». Ad affermarlo è stato il presidente di Up, Claudio Spinaci, precisando che gran parte del calo va attribuita a gasolio per autotrazione, benzina e carboturbo.
«Per valutare l’impatto del Covid-19 sui consumi petroliferi abbiamo elaborato un «modello dinamico» che ci dia indicazioni sulle possibili evoluzioni future. Si basa su una segmentazione nei diversi settori di utilizzo dei prodotti petroliferi. Il modello viene aggiornato costantemente non solo con i nuovi dati che via via vengono rilasciati, ma anche tenendo conto dell’evoluzione del quadro macroeconomico e delle misure di contenimento della pandemia».
Sulla base delle stime «per il 2020 attualmente ci si attende un calo complessivo di circa 9 Mton, pari a meno 15% (di cui 3,4 Mton dal gasolio motori, 1,2 dalla benzina e 3 dal carboturbo)». Spinaci si sofferma sul carboturbo che «ha subito la contrazione maggiore derivante dalla diffusione della pandemia, non solo per le restrizioni nazionali, ma anche e soprattutto quelle internazionali, che hanno praticamente azzerato il flusso turistico, che rappresenta circa il 70% dei consumi di jet fuel».
Spinaci parla di «crisi devastante» per la raffinazione con margini lordi attesi negativi. «L’emergenza legata al coronavirus ha evidenziato il valore strategico della filiera petrolifera e la sua capacità di garantire in piena sicurezza (siamo stati tra i primi afirmare protocolli sulla sicurezza al lavoro con i sindacati) il tempestivo approvvigionamento energetico su tutto il territorio nazionale, anche nei momentipiù critici, nonostante il drastico calo delle vendite dovuto al lockdown che ha prodotto riflessi negativi sia dal punto di vista economico che operativo», ha detto il presidente nel suo intervento.
«Alla crisi della domanda legata all’emergenza sanitaria si è poi aggiunto il crollo del prezzo del petrolio sui mercati internazionali, che si è ridotto in due settimane del 60%, fattori che hanno generato in pochi giorni un ammanco di cassa per il settore superiore ai 4 miliardi e perdite economiche rilevanti. La situazione è parzialmente migliorata con l’uscita dal lockdown totale, ma per l’Italia – evidenzia – resta ancora fortemente deficitaria e con un saldo previsto, a fine 2020, del meno 15% rispetto al 2019».
Per il presidente è «una situazione diffusa a livello internazionale che si sta scaricando principalmente sulla raffinazione, dal momento che il crollo della domanda si è riflesso solo parzialmente sul prezzo del greggio che, dopo il forte calo iniziale, si è mantenuto nel range di 40-45 dollari/barile grazie agli accordi raggiunti in sede “Opec Plus” e a una prima riduzione dell’offerta americana. Tale crollo si è invece riflesso integralmente sulle quotazioni internazionali dei prezzi dei prodotti finiti, con evidente compressione dei margini di raffinazione».
Quanto ai prezzi dei carburanti, nei primi 9 mesi, i prezzi industriali in Italia sono stati più bassi dei prezzi equivalenti a livello europeo, sottolinea Spinaci. Attualmente i prezzi dei carburanti al netto delle tasse sono inferiori alla media dell’area euro. Il maggior costo alla pompa per gli automobilisti italiani è interamente dovuto alla componente fiscale.
Il maggior onere fiscale è ora pari a 11 centesimi euro/litro per la benzina e 14,6 centesimi per il gasolio. Complessivamente gli automobilisti italiani continuano a pagare nel 2020 un «extracosto fiscale» di oltre 4 miliardi di euro rispetto ai consumatori dell’area euro Guardando le accise siamo i piu’ alti per gasolio e benzina.
Ma per effetto del crollo dei consumi, il gettito delle accise sui carburanti nel 2020 si stima sarà inferiore di 4 miliardi rispetto al 2019, a cui si aggiungono almeno altri 2 miliardi Iva per la sola parte Iva sulle accise.
Intanto l’Unione petrolifera cambia volto e cambia nome diventando Unem – Unione energie per la mobilità. «Con questa assemblea – ha spiegato Spinaci – completiamo un percorso avviato alcuni anni fa, dalla precedente presidenza, di evoluzione della nostra Associazione ad altri ambiti e ampliamento della rappresentanza. Il nostro core business resta quello filiera industriale ma vogliamo dare all’esterno testimonianza di questa estensione di rappresentanza. Da qui la decisone di adottare una nuova denominazione, Unem, che trae origine da questo allargamento del perimetro associativo e dalla considerazione che l’attuale nome non ricomprenda più tutte le attività del settore che intendiamo rappresentare».

Fonte Il Sole24ore

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