Presto sarà possibile fare rifornimento di metano anche in modalità self-service. Possibilità ancora vietata per gli automobilisti che guidano vetture alimentate Gpl.
Snam ha realizzato un portale dal nome www.iovadoametano.it, per insegnare agli automobilisti come fare il pieno alla propria auto a metano. Iniziativa che dà il via al self-service a gas in Italia, ma non a tutto il gas. Il Gpl, infatti, non può ancora essere self-service.
Sono 2,57 milioni gli automobilisti italiani che hanno scelto di guidare un’auto Gpl, e nessuno di loro può rifornirsi da sé al di fuori degli orari di apertura della stazione di rifornimento. Cosa che, invece, è possibile fare numerosi altri paesi europei. Cerchiamo di capire perché.
GPL SELF-SERVICE: UNA STORIA LUNGA 13 ANNI
Iniziò tutto nell’ormai lontano 2007. Anno in cui un decreto del ministero dell’Interno stabilì le nuove prescrizioni per il self-service Gpl negli impianti presidiati dal personale addetto. Sette anni dopo, nel 2014, un altro decreto ha fissato le regole per il vero fai da te, senza personale addetto. Le indicazioni contenute in questo decreto sono state infine recepite, nel 2016, dalla norma UNI 11647, che stabilisce le norme di sicurezza e i dettagli tecnici per il self-service Gpl.
Sei anni sono trascorsi, ma fare rifornimento di Gpl in modalità self-service è ancora impossibile in Italia. Dopo lo sblocco della situazione con il fai da te a metano, potrebbero arrivare delle novità concrete in qualche stazione pilota del nord Italia, ma dati i trascorsi, lo scetticismo resta comprensibile.
Le stazioni di servizio non mancano
Quel che è certo è che non si tratta di un problema di rete. In Italia i distributori Gpl ci sono e sono parecchi: 4.000 (contro i 20.000 a benzina e gasolio) sparsi più o meno equilibratamente sull’intero territorio nazionale, il 47,8% al nord, il 23,8% al centro, il 28,4% al sud. A mancare è la tecnologia del self-service, assente presso tutte le stazioni operative.
I cambiamenti richiesti ai distributori
Il ritardo potrebbe essere dovuto ai numerosi adeguamenti richiesti ai distributori dal decreto in questione. Per poter aggiungere ai propri servizi il self-service Gpl è necessario che le colonnine siano dotate di sistemi di videosorveglianza specifici. Bisogna poi munirsi di un pulsante d’emergenza, posto a adeguata distanza in una posizione tale da consentire la sorveglianza della colonnina e in grado di interrompere immediatamente l’erogazione in caso di problemi. Infine, deve essere garantita assistenza telefonica 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Il tesserino degli utenti
C’è poi la complessa questione utenti. Così come per il metano, anche il rifornimento Gpl richiede la creazione di una piattaforma online sulla quale gli automobilisti dovrebbero seguire un corso per imparare le corrette procedure di rifornimento e le misure da adottare in caso di pericolo. Non è chiaro, tuttavia, come farebbero le colonnine a riconoscere gli utenti certificati.
Ancora, i proprietari della auto a Gpl dovrebbero essere muniti di un tesserino identificativo e di una scheda completa di dati anagrafici e targa del veicolo. Infine, agli utenti spetta il possesso di un dispositivo a radiofrequenza fornito dalla stazione di servizio, così da garantire l’erogazione ai soli utenti autorizzati e la tracciabilità di ogni operazione. Insomma, seppur la legge c’è e con essa le linee guide per l’avvio dell’operatività, la strada per il self-service Gpl nel nostro Paese sembra ancora lunga.
Fonte fleetmagazine. com – Articolo di Maria Francesca Moro