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Sarzana (SP), impegno e integrazione, l’autolavaggio dei migranti funziona.

Aperto tre mesi fa a Sarzana grazie a Elisabetta Bonfico, il progetto “Lava Lava” potrebbe diventare un franchising con le stesse caratteristiche. Coulibaly: “I clienti ci hanno dato subito grande fiducia, sogniamo di poter aiutare altri ragazzi”.
Quella che nel pieno dell’estate segnata dal Covid poteva sembrare una bella scommessa, novanta giorni dopo è diventata una solida realtà, fatta di integrazione, voglia di riscatto e tanto impegno. Quello che ci hanno messo Elisabetta Bonfico dell’associazione “La Falena” e i quattro migranti che dal 20 luglio lavorano nell’autolavaggio “Lava Lava” sul viale XXV Aprile a Sarzana. Con storie ed esperienze diverse ma tutti accomunati dalla voglia di intraprende una nuova vita, dopo lo sbarco in Italia i quattro ragazzi (tre provenienti dalla Costa d’Avorio e uno dal Gambia) si sono ritrovati prima in un centro di accoglienza alla Spezia e poi da luglio al lavoro nella struttura che presto potrebbe diventare un franchising in altre città italiane, con lo stesso obiettivo di offrire un’opportunità ad altre persone con una storia simile alla loro.
“Questi primi tre mesi sono stati molto positivi – spiega Bonfico a CdS – hanno trovato un loro spazio e un riconoscimento importante da parte delle persone che ogni giorno vengono qui. Grazie soprattutto al passaparola i clienti si sono fidelizzati, hanno continuato a venire quelli della precedente gestione e se ne sono aggiunti molti di nuovi. I ragazzi riescono a mantenersi, sono ben inseriti, hanno una loro autonomia e tengono molto a quello che fanno. Personalmente – aggiunge – sono molto felice di quanto è stato fatto e spero che questo possa diventare un progetto pilota. Abbiamo già preso contatti con alcune ditte dalle quali acquistiamo i prodotti come Mafra, e con altre realtà nazionali che possano sposare questo progetto sociale. L’intenzione è quella di creare un franchising per dare modo ad altri ragazzi di poter fare un’esperienza e di creare un’opportunità per il loro futuro”.
Quello che stanno facendo con grande dedizione Sy Malik, Kaba Daouda, Sanogo Alhassn e Coulibaly Doh Karim. Quest’ultimo, 24enne con diploma socio-pedagogico e oggi amministratore della piccola società. “Ho lasciato la Costa D’Avorio nel 2010 scappando dalla guerra civile – racconta in un ottimo italiano – sono rimasto sei anni in Algeria e nel 2016 sono arrivato a Trapani a bordo di un barcone. Da lì dopo una settimana mi hanno trasferito in pullman a Spezia dove ho incontrato l’associazione di Elisabetta (che ha investito di tasca propria nel progetto) che ha dato a me e agli altri una mano grandissima. Oggi vivo a Lerici, divido un appartamento con un amico e mi trovo molto bene, sogno di poter dare una mano ad altri ragazzi che vorrebbero lavorare come stiamo facendo qui”.
“Anche noi possiamo e vogliamo essere utili – sottolinea Coulibaly – vogliamo dare un’immagine diversa da quella che tante persone hanno di noi e ci fanno piacere i complimenti e gli incoraggiamenti di tutti coloro che in questi tre mesi sono venuti qui. Prima di iniziare ero un po’ preoccupato, sapevo che ci sarebbe voluta grande pazienza, ma fin da subito sono arrivate tante macchine. Le cose stanno andando bene – conclude – e speriamo di poter continuare così perché ci mettiamo tanto impegno e qui stiamo bene”.

Fonte cittadellaspezia.com

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