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Perché rischiamo di restare senza benzina

Gli operatori della distribuzione dei carburanti in audizione in Commissione attività produttive della Camera hanno chiesto misure precise per rilanciare il settore duramente colpito dalle chiusure

L’emergenza sanitaria che ha sta colpendo duramente il nostro Paese sta causando gravi danni economici anche i gestori degli impianti stradali e autostradali di distribuzione carburanti.

Questi ultimi, infatti, da inizio anno hanno subìto “un calo delle vendite sulla rete ordinaria intorno al 40%, con un punte nei periodi come questo di lockdown totale o parziale nelle zone “rosse”, “arancioni” e “gialle” intorno al -70/80% sulla rete ordinaria e addirittura al -90/95% sulla rete autostradale”.

È questo il grido di allarme lanciato da Martino Landi, presidente della Faib Confesercenti, che è intervenuto oggi in audizione in Commissione attività produttive della Camera insieme a rappresentanti di Figisc Confcommercio e Fegica Cisl per discutere in merito al rilancio del commercio alla luce della crisi causata dall’avanzata dell’epidemia di coronavirus.”Se non si interviene subito – ha sottolineato Landi – i gestori non potranno più garantire quel servizio che invece sono chiamati a garantire, e purtroppo uno ad uno dovranno chiudere perché i costi non sono più sostenibili”.I gestori degli impianti di carburante chiedono innanzitutto che sia inserito nel decreto Ristori il codice Ateco dei benzinai tra quelle attività che subiranno una drastica diminuzione dei fatturati.

Oltre ciò il presidente della Faib Confesercenti chiede che venga esteso anche alle piccole imprese di gestione di rete ordinaria “la misura relativa ai contributi figurativi e di emanare i decreti attuativi ministeriali ancora attesi”. A tal proposito Landi ha ricordato che nei mesi di lockdown totale i volumi di vendita dei carburanti hanno subito “la perdita dell’81% medio su rete ordinaria e fino al 93% in autostrada”. Una perdita pesante, questa “ lontana dall’essere recuperata per intero anche durante il periodo seguente”.

Gli operatori della distribuzione dei carburanti auspicano, inoltre, un’azione di moral suasion nei confronti di concessionari autostradali e delle compagnie petrolifere affinché rispondano agli impegni sollecitati dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Gli stessi chiedono anche che siano resi flessibili gli orari di servizio, con un minino di 40 ore settimanali per la rete ordinaria e la sospensione con turnazione dalle 22,00 alle 5,00. Non solo. Perché il settore dei carburanti propone anche una forte azione di riforma e l’adozione della risoluzione, già approvata dalla Camera, che punta a contrastare i sempre più diffusi comportamenti illegali, a richiamare sul mercato italiano gli investimenti delle multinazionali e a sostenere la transizione energetica.

Una situazione difficile. Per questo è stata indetta una protesta: dal 27 novembre saranno sospese le aperture notturne dei distributori di carburanti in autostrada e, da lunedì 30, anche quelle diurne. Lo hanno scritto Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc-Anisa Confcommercio in una lettera al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al governo. Nella missiva si sottolinea che “il pressoche azzeramento delle vendite a fronte del mantenimento dei costi fissi” non permetterà dalla fine della prossima settimana “di garantire l’apertura degli impianti” con “continuità e regolarità”.

Fonte ilgiornale.it – Articolo di Gabriele Laganà

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