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Impianto di metano mai aperto: Procura chiede processo per ex sindaco, assessore e due funzionari

Il pm ipotizza il reato di concussione: avrebbero chiesto all’imprenditore di Metano Puglia una rotonda e una strada a favore della lottizzazione Andreli in cambio dell’autorizzazione per l’apertura. Gli indagati respingono le accuse e si dicono pronti a confutarle.

La Procura di Larino ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex sindaco di Termoli Angelo Sbrocca, l’ex assessore all’Urbanistica Pino Gallo, l’ex dirigente comunale dello stesso settore, Livio Mandrile, e per il dipendente comunale Salvatore Marinucci. Per i quattro l’ipotesi di reato è concussione.

Secondo quanto riportato sugli atti giudiziari, conseguenza della denuncia presentata dall’imprenditore, avrebbero chiesto alla ditta Metano Puglia, che ha costruito un distributore di metano mai aperto alla periferia sud di Termoli, la realizzazione di una rotatoria del costo di 100mila euro e una strada in cambio dell’autorizzazione per l’apertura dell’impianto.

Un’accusa frutto della ricostruzione di parte, che gli indagati respingono con forza e che i loro legali tenteranno di confutare già in sede di udienza preliminare. “Non è mai stata chiesta alcuna rotatoria alla Metano Puglia, in quanto la rotatoria in questione deve essere realizzata da un costruttore che non c’entra nulla con questa vicenda, come racconta la documentazione esistente in Municipio” chiariscono gli ex amministratori. Diverso il discorso della strada: la Metano Puglia infatti avrebbe occupato abusivamente un pezzo di suolo comunale.

La vicenda appare piuttosto complessa e risale a diversi anni fa. La Metano Puglia dell’imprenditore Mauro Pietracci Cardinali ha iniziato nel 2016 l’edificazione di un impianto di gas metano in zona via delle Acacie, a ridosso della statale 87 all’uscita di Termoli sud. Nel novembre 2017 però Autostrade per l’Italia ha inviato al Comune di Termoli, settore Abusivismo, una lettera in cui segnalava l’occupazione da parte del nuovo impianto di una fascia di rispetto, vale a dire una superficie di terreno di proprietà del Comune sul quale per legge è vietato costruire perché esiste l’obbligo di lasciare uno spazio vuoto fra l’autostrada e qualsiasi altra costruzione.

Il Comune di Termoli ha quindi effettuato le dovute verifiche, evidenziando che in effetti le cisterne e altre strutture realizzate per l’impianto occupavano una particella vincolata da inedificabilità autostradale. Da qui l’ordinanza del 5 febbraio 2018 con la quale il Comune ha sospeso i lavori revocando l’autorizzazione in autotutela.

A quel punto, secondo le indagini coordinate dalla Procura di Larino, il Comune tramite i quattro indagati avrebbe “costretto l’imprenditore Mauro Pietracci Cardinali, titolare della Metano Puglia a eseguire alcune opere urbanistiche, quali un tratto stradale e una rotonda per un costo di 100mila euro a vantaggio dei titolari di una lottizzazione”. Non solo, perché sempre secondo l’accusa, le opere andavano realizzate “previa realizzazione di un progetto che l’imprenditore doveva conferire all’ingegnere Luigi Berchicci, direttore dei lavori della lottizzazione, al prezzo di 45mila euro”.

La lottizzazione cui si fa riferimento è quella definita “lottizzazione Andreoli”, un complesso residenziale da costruire all’uscita dello svincolo A14 di Termoli, quindi non troppo distante da dove è sorto l’impianto di metano. In quegli stessi mesi infatti il Comune di Termoli stava cercando con Autostrade per l’Italia una soluzione ideale per lo svincolo, attualmente molto pericoloso, dell’A14. Nel frattempo, proseguiva la trattativa con la società Progeco per la realizzazione della lottizzazione.

È proprio a quest’ultimo che il Comune aveva chiesto, come opere di compensazione per il complesso residenziale, alcune opere pubbliche. Due di queste sono già state realizzate: la rotatoria di Piazza del Papa e l’ampliamento del Macte. La terza è appunto la rotatoria all’uscita dell’autostrada con annesso ingresso nel parco residenziale ‘Tornola’.

Proprio per questo gli indagati respingono tutte le accuse e sono certi che documenti alla mano riusciranno a dimostrare che non c’è stata alcuna concussione, che la rotonda è sempre stata a carico degli autori della lottizzazione, mentre a Metano Puglia sarebbe stata chiesta esclusivamente la restituzione e rifacimento della strada su cui erano state posizionate le cisterne e altro materiale dell’impianto.

In questi giorni la polizia giudiziaria sta notificando l’avviso di conclusione delle indagini. L’udienza preliminare davanti al Gup è stata fissata per il 27 settembre prossimo. Intanto la società Metano Puglia ha nuovamente scritto al Comune di Termoli chiedendo il via libera all’apertura dell’impianto.

Fonte primonumero.it

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