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Cingolani: “Auto elettrica? Inutile se ricarica è a carbone”.

l ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani crede che l’auto elettrica non potrà essere la soluzione senza un maggior utilizzo di energia rinnovabile.

Il ministro della Transizione Ecologica del governo Draghi, Roberto Cingolani, ha lanciato una notevole provocazione nell’ambiente dell’auto elettrica. Intervistato da Repubblica, il ministro ha testualmente detto: “Quando il 72% dell’elettricità sarà prodotta con zero emissioni, allora avrà senso rendere di uso comune la mobilità elettrica. Che senso ha guidare un’auto a batteria se per ricaricarla si brucia petrolio o carbone? Se si considera anche l’anidride carbonica che si deve consumare per estrarre il litio, fare le batterie e cambiare il processo di manifattura, l’auto elettrica si è dimostrata un po’ meno verde di quanto si possa pensare“.

Con queste frasi si rinnova la lotta lunghissima tra i sostenitori dell’elettrico e chi invece non ritiene che la ricarica possa risolvere i problemi ambientali che affliggono il pianeta. La ricarica elettrica, effettivamente, per essere perfettamente in linea con la sostenibilità ecologica dovrebbe arrivare da energia rinnovabile. Tuttavia quella dell’elettrico è una scelta che se presa a lungo termine può essere davvero pagante, a patto ovviamente che tutto il settore cresca.

Sul Fatto Quotidiano, Marco Scafati scrive: “La spiegazione sintetica di Cingolani inquadra il momento storico che viviamo: quasi costretti, in primis dalle istituzioni Ue, ad abbracciare una rivoluzione tecnologica che sappiamo essere ancora acerba. A darla non è un costruttore che ancora vuole spremere soldi dai motori termici, bensì un emerito professore universitario di fisica. L’attuale ministro per la transizione ecologica, per inciso, dimostra la sua coerenza anche quando afferma che la strada energetica del futuro è lastricata di rinnovabili e, magari un po’ più in là, di idrogeno. Solo allora le emissioni di quelle che ora ci vengono dipinte come le auto della provvidenza si avvicineranno allo zero. Ma ci vorrà tempo, e tappe di avvicinamento progressive. Quelle che la frenesia di politici sprovveduti e zelanti addetti ai lavori sta bruciando troppo in fretta“.

Lo stesso ministro Cingolani ha detto, sempre a Repubblica: “Già oggi programmiamo di installare 6 Gigawatt l’anno. A causa del lungo iter organizzativo alla fine ne installiamo solo 0,8. Di questo passo per arrivare ai 70 necessari a ridurre le emissioni del 55% ci metteremo 100 anni, altro che 2030. Se in Spagna si presentano centinaia di aziende nelle gare per le rinnovabili, e da noi pochissime, scoraggiate dalla burocrazia, significa che loro possono scegliere i migliori. E noi accontentarci di chi c’è“. Va comunque ricordato che in Italia, a differenza di altri paesi, l’energia prodotta da fonti rinnovabili è già comunque presente, più di un terzo della produzione totale. Il margine di miglioramento ambientale delle elettriche appare però più elevato: l’assenza di un motore endotermico è fondamentale per abbattere le emissioni, pensando appunto al bilanciamento proveniente da maggiori investimenti nelle rinnovabili. Anche se Cingolani, come sembra, non appare ancora del tutto convinto.

Fonte formulapassion.it

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