Secondo Gaetano Thorel, numero uno di Fiat e Abarth in Europa, i sistemi on e off-grid “sono complementari”. La società E-GAP sollecita investimenti anche per l’infrastruttura non in rete.
Non c’è transizione senza ricarica. La ancora tiepida accoglienza degli automobilisti nei confronti delle auto elettriche è legata non solo al loro prezzo (nonostante gli incentivi) e alla loro autonomia, ma anche all’infrastruttura per il rifornimento di energia. Le associazioni dei costruttori, a livello europeo e italiano, sono intervenute per sollecitare la politica a fissare degli obiettivi anche in questo senso prima ancora del piano Comunitario “Fit for 55” che prevede la fine della commercializzazione ai auto con motori a combustione con il 2035. E anche la riduzione delle emissioni di CO2 del 55% entro la fine del decennio. La sola Italia punta ai 6 milioni di macchine a zero emissioni con il 2030: i volumi sono lievitati del 251% lo scorso anno (quasi 60.000 unità) e nel primo quadrimestre le immatricolazioni hanno già raggiunto il 70% di quelle del 2020. Obiettivi ambiziosi che, sulla base di uno studio del Politecnico di Milano presentato da Vittorio Chiesa, non sono raggiungibili senza una integrazione della rete di ricarica.“Come negli anni Ottanta e Novanta i telefoni mobili iniziarono ad affiancarsi ai telefoni fissi, oggi è necessario integrare le soluzioni di ricarica on-grid (in rete, ndr) e off-grid (non in rete, ndr): in particolare la ricarica mobile tramite van 100% green, pratica e affidabile”, ha sintetizzato Eugenio de Blasio, presidente e fondatore di E-GAP, il primo operatore di ricarica mobile, a richiesta e sostenibile per auto elettriche in Europa.
I sistemi off-grid includono veicoli equipaggiati di batteria che si spostano per rifornire di energia altri mezzi, colonnine temporanee per la ricarica, il “battry swap” (la sostituzione dell’accumulatore), robot semoventi che fanno il pieno di elettricità in aree circoscritte e sistemi alimentati da fonti rinnovabili che utilizzano batterie che hanno esaurito il loro primo ciclo di vita.
Parafrasando il noto adagio attribuito a Maometto, se la macchina non va alla colonnina di ricarica, la colonnina di ricarica va alla macchina. “Tutti i sistemi servono – ha sintetizzato Gaetano Thorel, numero uno di Fiat e Abarth in Europa – e quelli off-grid sono complementari perché contribuiscono alla capillarità della rete”. È la stessa E-GAP, soggetto tutt’altro che disinteressato allo sviluppo della rete mobile, a ricordare i vantaggi del sistema off-grid: flessibilità di gestione, tempi di ricarica più limitati, alta adattabilità ai diversi veicoli, riduzione dell’occupazione di suolo pubblico e costi di allaccio alla rete più contenuti. Malgrado la convergenza sull’utilità di questo sistema e nonostante l’intenzione delle istituzioni di investire nella mobilità elettrica, “gli incentivi alle infrastrutture di ricarica fisse sono ancora nettamente prevalenti rispetto a quelli ottenuti dalle soluzioni di ricarica mobili”, lamenta De Blasio.
Nel Belpaese il 57% dei punti di rifornimento pubblici di energia è concentrato al nord: nel Meridione e nelle isole l’auto elettrica è un “lusso” che quasi non ci si può permettere con meno di 4.000 stazioni a disposizione.
L’Italia ha già ridotto le emissioni di gas serra, che hanno raggiunto il loro picco nel 2005: da allora sono scese di quasi il 30% fino al 2018. Anche quelle legate al settore dei trasporti, che pure valgono quasi il 27% di quelle totali, sono tornate quasi ai livelli del 1990 (104 milioni di tonnellate di CO2eq nel 2018). L’elettrificazione costituisce un’accelerazione verso il miglioramento del bilancio ambientale e l’infrastruttura di ricarica è uno dei modi per spianare la strada alle auto a zero emissioni. Si tratta poi di capire come venga prodotta l’energia impiegata, perché se non è sostenibile allora il problema della qualità dell’aria è stato solo trasferito da un ambiente all’altro.
Fonte lastampa – Articolo di Mattia Eccheli