NewsRassegna Stampa

Con il metano alle stelle rischia di mancare anche l’AdBlue.

L’aumento del prezzo del metano non è stato solo un salasso per le tasche degli automobilisti, che hanno trovato la spiacevole sorpresa di dover pagare fino a 2 euro per un metro cubo di gas naturale. Pure l’industria ne sta soffrendo le conseguenze: è il caso, per esempio, della Yara Italia di Ferrara, un’azienda chimica che, tra le altre cose, produce quasi il 60% del mercato di AdBlue, l’additivo a base di ammoniaca indispensabile per abbattere le emissioni nei moderni diesel. Secondo il quotidiano locale La Nuova Ferrara, che riporta le dichiarazioni di un portavoce, l’azienda ha fermato la produzione di AdBlue per un mese proprio a causa dell’impennata del prezzo del metano, gas impiegato nel ciclo produttivo, preferendo attendere una schiarita del mercato del gas piuttosto che produrre in perdita. Le conseguenze sono intuibili: siccome i propulsori (non solo delle auto, ma anche e soprattutto dei camion) non possono funzionare senza additivo, bisogna considerare la possibilità che si verifichino notevoli disagi, fino al potenziale blocco della circolazione delle merci.

L’importanza dell’ammoniaca. La norma prevede esplicitamente che se l’AdBlue si esaurisce, non è possibile riavviare il motore. Senza l’additivo, infatti, il catalizzatore Scr non funziona, quindi la vettura (o il mezzo pesante) non rispetterebbe le norme antinquinamento. In media, le auto sono in grado di percorrere oltre 10.000 km senza dover effettuare rabbocchi (dipende dalla capacità del serbatoio), per un consumo stimato pari a quasi il 5% di quello del gasolio. Per i mezzi pesanti, però, il fabbisogno è assai maggiore: un camion arriva a consumare anche l’8% del combustibile. Tradotto in litri, fanno poco più di 2,5 litri ogni 100 km.

Non solo autotrazione. La preoccupazione per il fermo della produzione di AdBlue investe anche altri settori. I composti a base di ammoniaca non vengono solo utilizzati nel mondo dell’autotrazione, ma anche, per esempio, nelle centrali elettriche, nei termovalorizzatori e negli impianti che producono cemento. In Europa, ha già chiuso la metà dei produttori, mentre da noi la Yara Italia è rimasto l’unico impianto a sobbarcarsi il grosso del fabbisogno nazionale. Non è nemmeno pensabile di poter ottenere forniture in breve tempo dall’estero, sia per problemi logistici, sia per le quantità che sarebbero necessarie. Da Ferrara, pertanto, auspicano un intervento del governo, sulla falsariga di quanto fatto dall’esecutivo del Regno Unito per una questione analoga.

Fonte quattroruote.it

Mostra di più

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio