Pieno sempre più salato. Il caro carburanti si riversa su privati e aziende. I primi, se possono, lasciano l’auto in garage. Gli autotrasportatori, vicini al collasso, razionalizzano i viaggi. E i distributori, gravati dall’aumento del costo dell’energia, vendono sempre meno, rischiando di non farcela a rimanere sul mercato. «I consumi si sono già ridotti del 15-20%. Tra chi viene alle pompe è una lamentela continua contro i rincari, il che fa presupporre che gli acquisti si ridurranno ancora», rileva Stefano De Beni, presidente della Figisc-Confcommercio scaligera, in rappresentanza dei titolari dei circa 300 distributori veronesi, una novantina in città, il resto in provincia. Da settimane i prezzi salgono senza sosta al ritmo di due o tre ritocchi a settimana. «Dal 18 al 28 gennaio, il record, con quattro aggiustamenti consecutivi al rialzo, un giorno addirittura di 3 centesimi al litro. Il pieno oramai va dai 50 euro di una Panda ai 100 euro di un’utilitaria più grande. Un aggravio di spesa che le famiglie non riescono più ad assorbire», riprende. Secondo il Codacons solo per i maggiori costi di rifornimento, una famiglia si trova a spendere in media 340 euro annui in più per la benzina, 328 euro per il gasolio. «Intanto per le nostre aziende sale la bolletta dell’energia. Il mio impianto navigava sui 6mila euro annui. Già a novembre abbiamo pagato 1.150 euro; a dicembre 1.347 euro. Il rischio di non far fronte ai costi è evidente anche perché noi incassiamo circa 3 centesimi lordi per litro venduto», afferma. Figisc-Confcommercio ha chiesto quindi alle compagnie petrolifere un contributo per i gestori. Autotrasporto in ginocchio Le imprese di trasporto, invece, sono già alle corde. Anita, l’associazione di Confindustria che le rappresenta, denuncia l’ennesimo rincaro del gasolio, risalente al mese scorso, e chiede interventi al Governo. Oltre al prezzo del carburante è salito anche quello dell’Adblue, l’additivo necessario ad abbattere le emissioni di gas di scarico, triplicato in pochi mesi. «Siamo tornati ai livelli record del 2013, dopo aver subito rincari costanti che non riusiamo a riversare sui committenti. Oramai il costo del carburante rappresenta ben più del 30% del costo azienda complessivo», afferma Giacomo Corsi, presidente della sezione Trasporti e logistica di Confindustria Verona. Tra le imprese che stanno peggio, quelle sollecitate ad ammodernare il parco circolante ed indotte ad investire anche con incentivi su mezzi green a metano o a Lgn (gas naturale liquefatto). «Il cui costo è quadruplicato. Adesso per far percorrere mille chilometri a un tir alimentato a gas si spendono mediamente 1.500 euro in più rispetto al mezzo a gasolio», osserva. «I piani di ammortamento per gli investimenti finalizzati all’acquisto di questi camion ecologici stanno saltando», ragiona. Un punto su cui batte anche Confartigianato. «Molti autotrasportatori hanno investito in mezzi pesanti LngG, che costano circa 30 mila euro in più rispetto ai veicoli a gasolio. Un maggior costo che le aziende avrebbero potuto compensare con il risparmio sul prezzo del metano, ora quadruplicato», rileva il presidente, Roberto Iraci Sareri. Oggi, un pieno da 305 kg per un autoarticolato costa più di 817 euro, mentre a luglio scorso arrivava a 186 euro, quantificano dalla Confederazione artigiana. «Ai rincari si aggiungono il balzo dei costi per il personale introvabile, che ci contendiamo e le difficoltà nella pianificazione per la sostituzione dei camion. La consegna del nuovo necessita anche di 14 mesi, a causa della carenza di materie prime, microchip e per il rallentamento con cui le imprese costruttrici evadono gli ordini», elenca. «Infine ci stiamo misurando con il problema della sospensione delle spedizioni da parte delle attività manifatturiere, che disdicono le tratte dall’oggi al domani lasciandoci senza tempi di reazione, incapaci di riorganizzarci», riprende. A gennaio molte hanno ripreso la produzione in ritardo rispetto agli anni precedenti o a singhiozzo anche a causa di contagi e quarantene, posticipando le consegne. «Non sappiamo come tutelarci. Servono interventi regolatori e chiarezza a tutti i livelli. In questo contesto siamo già molto bravi a resistere, non si può rimanere in balia dei prezzi e di mille incognite del mercato, come ora», conclude.
Fonte l’arena.it – Articolo di Valeria Zanetti