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Caro carburante, pure il benzinaio cosentino beffato da Mario Draghi

Riempie le cisterne del distributore al vecchio prezzo, quello prima dell’entrata in vigore del decreto voluto dal Governo. E adesso è costretto a vendere il gasolio e il resto con le nuove tariffe calmierate

In principio fu la pandemia da Covid-19 a sconvolgere la routine dei cittadini. Poi venne l’aumento delle tariffe di gas ed elettricità, adesso l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Con la diretta conseguenza dell’escalation dei prezzi del carburante.

Tutto questo contribuisce a comporre il quadro di un Paese in affanno, che non riesce a rimettersi in moto e a risalire la china. Un’Italia costretta a fare i conti giornalmente con le stangate sul metano, sulla bolletta elettrica e sul conto al distributore di carburante.
Dopo tante polemiche e minacce di scioperi e blocchi stradali che avrebbero paralizzato il Paese, il Governo qualcosa ha fatto.

Per contrastare il caro carburante l’esecutivo di Draghi ha deciso una sforbiciata con un decreto pubblicato il 22 marzo in Gazzetta Ufficiale. Prevede un taglio di 25 centesimi in meno di accise a cui sommare l’Iva per uno sconto complessivo di 30,5 centesimi al litro. Di certo una buona notizia dopo settimane di rincari stellari. Il carburante era arrivato ben oltre la soglia tabù dei 2€/litro. Adesso si spende in media tra 1,71€ ed 1,80€.

Il caro carburante colpisce pure il benzinaio

Ma non è per tutti così e per qualche benzinaio il taglio del Governo ha avuto il sapore amaro della beffa. E’ il caso di Mario che gestisce a Cosenza un punto vendita ghost (solo modalità self service): «Appena qualche giorno prima dell’entrata in vigore del taglio delle accise, avevo acquistato una bella scorta di carburante pagandola al “vecchio” prezzo. Ovviamente non posso permettermi di modificare i costi, ci perderei qualcosa come 5mila euro».

E nella sua stessa condizione sono moltissimi altri gestori di tutta la rete di distribuzione: dalle grandi compagnie petrolifere alle pompe “no logo”. Ognuno di loro ha reagito come poteva, generando differenze significative anche tra benzinai distanti poche centinaia di metri. Stando alle ultime informazioni, a livello nazionale si starebbe cercando di acquisire i dati delle giacenze di carburante di ogni rivenditore così da offrire a coloro che lo avevano pagato a prezzo pieno una compensazione con un credito di imposta.

Ma gli stessi benzinai si mostrano scettici sull’efficacia di misure limitate nel tempo. L’incognita principale riguarda la durata, il taglio delle accise per ora vale un mese: «Staremo a vedere come evolverà la situazione del mercato nel prossimo futuro – dice Fabio, gestore di una Q8 tra Cosenza e Rende – poi valuteremo come comportarci giorno per giorno».

La musica non cambia se si interpellano le associazioni di categoria. Assoutenti si dice preoccupata per le oscillazioni delle quotazioni del petrolio e per le conseguenze che il conflitto ucraino potrebbe avere in termini di aumenti sul prezzo dei carburanti.

Tiepida sui provvedimenti del Governo per frenare la corsa dei prezzi anche la Fegica (Federazione gestori impianti carburanti e affini): «Non c’è chiarezza – denuncia il segretario generale Alessandro Zavalloni -, ancora non si capisce chi dovrà accollarsi il costo delle quantità di carburanti già immesse al consumo. Di questo passo c’è il rischio concreto che il prezzo del carburante arrivi presto a 3 euro al litro».

L’App per combattere il caro carburante

In tutto ciò gli utenti finali, gli automobilisti, si stanno rendendo conto dell’impatto che il conflitto ucraino avrà sulle loro tasche e cercano di correre ai ripari come possono: qualcuno si affida agli ultimi ritrovati tecnologici in fatto di applicazioni per cellulare che indicano in tempo reale i distributori più convenienti. Altri, meno smaliziati, aspettano di trovare il prezzo più basso per riempire il serbatoio a tutte le auto della famiglia. Quelli che invece pensavano di averci visto lungo acquistando un auto a metano o modificando il sistema di alimentazione con l’obiettivo di risparmiare qualcosina, sono forse coloro che stanno messi peggio di tutti: un pieno di metano costa il triplo di un mese fa e molti gestori sono stati costretti a chiudere per proteggersi dai rincari fuori controllo.
Sono le conseguenze della guerra alla pompa di benzina. E pensare che quando il metano ha sfondato il muro dei 3 € ancora Putin non aveva progettato di farsi pagare il gas in rubli…

Fonte icalabresi.it

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