NewsRassegna Stampa

Eni, accelera nella fusione nucleare e rafforza la partnership con l’americana Cfs: entro pochi anni operativa la prima centrale

Eni ha investito per la prima volta in Cfs, lo spin-out del Mit, nel 2018 e ne è azionista strategico ma l’accordo siglato giovedì 9 a Boston rafforza la partnership tra le due società per lo sviluppo dell’energia da fusione nucleare senza scorie

Nuovo importante passo nella fusione nucleare per Eni e per rendere questa tecnologia accessibile al mercato. Il Cane a sei zampe ha firmato un accordo di cooperazione con Cfs (Commonwealth Fusion Systems), spin-out del Massachusetts Institute of Technology (Mit) per accelerare l’industrializzazione dell’energia da fusione.

I rapporti tra Eni e Cfs sono di vecchia data

Eni ha investito per la prima volta in Cfs nel 2018 e ne è azionista strategico, ma l’accordo appena siglato a Boston rafforza la partnership tra le due società, unendo l’esperienza ingegneristica e di project management di Eni ad una serie di progetti a supporto di Cfs e lo sviluppo e distribuzione dell’energia da fusione su scala industriale.

Eni è stata la prima società energetica a credere e investire in questa tecnologia che, una volta portata a livello industriale, potrà dare un contributo davvero importante alla transizione energetica. Un sostegno confermato anche nel mega round da 1,8 miliardi di dollari di dicembre 2021, a cui hanno preso parte (oltre Eni) anche Google e Bill Gates. Con il sostegno del gruppo energetico italiano, Cfs ha intrapreso il percorso più veloce per la commercializzazione dell’energia da fusione.

Il passo principale è avvenuto nel settembre 2021, quando Cfs ha raggiunto il successo del test su un magnete con tecnologia superconduttiva Hts (HighTemperature Superconductors), il magnete più potente del suo genere al mondo, che assicurerà il confinamento del plasma nel processo di fusione magnetica e che potrà contribuire al raggiungimento dell’energia netta da fusione in un futuro impianto dimostrativo, denominato Sparc.

Sparc sarà operativo entro il 2025

In questo senso, il percorso mira a ottenere l’applicazione industriale della tecnologia della fusione a confinamento magnetico nel prossimo decennio. Sparc, che punta a essere il primo impianto pilota a confinamento magnetico al mondo a produzione netta di energia da fusione, è in costruzione e sarà operativo entro il 2025. Si prevede che Sparc, a sua volta, farà da banco di prova per lo sviluppo di Arc: la prima centrale elettrica industriale da fusione in grado di immettere elettricità in rete, che dovrebbe essere operativa nei primi anni del 2030.

Il ceo di Eni, Claudio Descalzi, ha commentato: «Vedremo realizzata la prima centrale elettrica di Cfs basata sulla fusione a confinamento magnetico all’inizio del prossimo decennio, avendo poi davanti a noi quasi vent’anni per diffondere la tecnologia e raggiungere gli obiettivi di transizione energetica al 2050. Questo vorrà dire disporre a livello industriale di una tecnologia in grado di fornire grandi quantità di energia senza alcuna emissione di gas serra prodotta in modo sicuro, pulito e virtualmente inesauribile fornendo un contributo sostanziale alla transizione energetica».

«Per questo», ha continuato l’ad, «siamo di fronte a una potenziale svolta tecnologica epocale. Da diversi anni Eni sta ponendo la leadership tecnologica, con un approccio di neutralità e diversificazione, alla base del proprio percorso di decarbonizzazione. Consapevoli del grande valore strategico di questa tecnologia e della solidità di Cfs, fin dal 2018 Eni ha investito nella società ed è stata la prima azienda energetica ad impegnarsi concretamente in questo settore. Oggi rafforziamo ulteriormente questa collaborazione con le nostre competenze ed esperienza con l’obiettivo di accelerare il più possibile il percorso di industrializzazione della fusione». 

Fonte milanofinanza.it – Articolo di Nicola Caroselli

Mostra di più

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio