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Per le accise in primo piano prodotti energetici e rimborsi

Tra le finalità c’è quella di adeguare l’imposizione all’impatto ambientale

Per beni e consumi la partita della tassazione si giocherà anche sul fronte delle accise. Fronte su cui il disegno di legge delega fiscale pone diversi obiettivi. Favorire la fiscalità dei prodotti energetici green, rimodulando le aliquote in base all’impatto ambientale. Rivedere l’attuale sistema sul gas naturale e l’energia elettrica, disegnando un prelievo legato ai quantitativi effettivamente ceduti e fatturati. Semplificare gli adempimenti per gli operatori professionali, qualificando questi ultimi in ragione dell’affidabilità e solvibilità, così da escludere o ridurre obblighi quali cauzioni e garanzie delle accise. Riscrivere la disciplina del diritto al rimborso, circa i termini di decadenza, e la prescrizione per riscuotere l’accisa. E ridefinire l’imposizione per oli lubrificanti, bitumi di petrolio e altri prodotti.

Questa la cornice. Ma la riforma dovrà anche correggere le applicazioni “distorte” delle accise in Italia, visto che si parla di un’imposta (indiretta) armonizzata a livello di Unione europea. E che è in grado di incidere sui consumi dei vari prodotti.

L’integrazione delle economie e degli ordinamenti dei diversi Stati membri impongono infatti una convergenza dei sistemi giuridici nazionali, per evitare squilibri di origine fiscale che possano ostacolare il mercato unico.

Troppo spesso, però, la disciplina generale delle accise è stata influenzata dalla prassi e da orientamenti giurisprudenziali nazionali, in alcuni casi anche tra loro contrastanti, che hanno determinato un’incertezza cronica per gli operatori del settore.

Si prenda ad esempio la costante violazione, da parte del Fisco, del principio del contraddittorio endoprocedimentale (cioè per addurre le proprie ragioni) per comportamenti omissivi del contribuente: in tali ipotesi, l’amministrazione finanziaria è solita notificare l’atto impositivo con il Pvc (processo verbale di constatazione), non rispettando il diritto a presentare osservazioni. Il tutto, a fronte di una pacifica giurisprudenza e di principi dettati dalle direttive Ue che prevedono la facoltà di essere ascoltati in ogni caso.

Ma si pensi anche all’ufficio doganale che abusa in modo quasi automatico della sospensione cautelare dei rimborsi d’accisa per carichi pendenti, vanificando i principi unionali di effettività del diritto al rimborso e di proporzionalità.

Evidenziano criticità anche le singole imposte indirette ulteriori all’accisa, quali l’addizionale provinciale all’accisa sull’energia elettrica e l’imposta regionale sulla benzina per autotrazione, che sono state istituite dal legislatore italiano in violazione dei principi unionali sul tema e hanno generato un contenzioso da parte dei consumatori finali, per ottenere il rimborso di quanto indebitamente versato.

Il quadro che ne emerge, dunque, è quello di un settore impositivo “da riordinare” nel complesso, disciplinando in modo puntuale gli istituti, le procedure e le fattispecie impositive. Tenendo conto dei chiari obiettivi unionali di decarbonizzazione, che obbligano gli Stati membri ad aggiornare la disciplina nazionale per individuare i nuovi prodotti energetici tassabili, adeguando l’imposizione al livello di inquinamento dei singoli prodotti. Dovranno essere così riviste le varie agevolazioni ed esenzioni dei prodotti energetici, al fine di tassare maggiormente l’impiego di combustibili fossili e, al contempo, agevolare l’impiego di fonti rinnovabili.

Fonte ilsole24ore.com –  Articolo di Giorgio Emanuele Degani

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