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A Gorizia vendita carburante quasi dimezzata, «la fascia zero non aiuta»

Un duro colpo quello subito dal comparto dei gestori delle pompe di carburante, dopo l’abolizione dello sconto di 18 centesimi di sconto sulle accise: un provvedimento i cui effetti si fanno particolarmente sentire in una zona di confine come quella di Gorizia, che vede così aumentare il divario di prezzo rispetto alla vicina Slovenia. “La Regione ha creato la fascia zero sui carburanti aumentando il contributo di dieci centesimi al litro ma ciò non ha aiutato a sopperire la differenza con la Slovenia” spiega l’ex rappresentante di categoria e gestore della Tamoil in Lungo Isonzo Argentina, Manuel Rizzi.

Lo dimostrano i numeri della Camera di commercio Venezia Giulia: se a dicembre 2022 il totale di benzina venduta a Gorizia era pari a 327.371 euro e gasolio a 286.621 euro, il mese dopo si è passati rispettivamente a 142.904 e 160.376 euro. A febbraio le cifre sono di 162.614 e 177.707 euro. Non sorride nemmeno il Collio: a Cormons, a fine 2022 si registravano 72.260 euro per la benzina e 63.793 euro per il gasolio, a gennaio le somme sono rispettivamente 38.854 e 41.399 euro, mentre a febbraio si arriva a 41.870 e 41.774 euro.

Da gennaio, infatti, i comuni della regione sono stati divisi in base alla distanza dal confine tra zone di fascia 0, 1 e 2, facendo rientrare nella fascia zero tutti i paesi entro i dieci chilometri dal confine. Un extrasconto del carburante che è confermato restare in vigore fino al 31 maggio venturo. Rizzi ha però rilevato quelle che sono delle problematiche intrinseche all’attuale legge regionale: “La Slovenia cambia il prezzo ogni quindici giorni mentre il contributo della Regione è fisso, quindi abbiamo, in fascia zero, 39 centesimi sulla benzina e 30 sul gasolio, ma il problema è che ogni giorno il petrolio cambia prezzo e la benzina a livello nazionale cambia”.

Dunque se aumenta il prezzo, anche il gap con la vicina repubblica aumenta. Se il trend degli ultimi tempi si è mostrato in aumento, sembra invece ora starsi avvicinando a quello sloveno ma “dobbiamo aspettare la prossima settimana per vedere se aumenteranno o abbasseranno ancora il prezzo, perché se lo abbasseranno la differenza continuerà ad esserci”. Una legge regionale che sembra quindi non far fronte alla necessità di chi lavora sul confine spiega l’ex rappresentante: “Io ho più volte proposto più volte di prendere spunto dalla provincia autonoma Bolzano e prendere il prezzo medio italiano e prezzo medio sloveno”.

Lì, quindi “applicare gli sconti e fare sconti modulati in base al cambiamento del prezzo regionale, e allora potremmo essere competitivi”, e proponendo inoltre di non comprendere in un unicum tutta la fascia confinaria ma piuttosto “prendendo come punti di riferimento magari Gorizia, Trieste, Tarvisio” perché “soltanto così potremmo compensare il divario con il prezzo sloveno, almeno in questo momento”. Un’ulteriore problematica risiede nella differenza di tempistiche di cambio del prezzo: da quando si è insediato il governo sloveno con il nuovo primo ministro Golob, il prezzo è stato fissato per due settimane, mentre precedentemente al luglio 2022 il prezzo era variabile.

“E infatti noi con i 30 centesimi tra accise e iva tagliati dal governo Draghi andavamo ben sotto il prezzo sloveno, però loro avevano liberalizzato il prezzo. In Slovenia ora il prezzo è libero soltanto in autostrada, lì cambia ogni giorno, mentre nei comuni interni il prezzo è bloccato da Lubiana”. “Non so però quanto potranno ancora andare avanti – aggiunge l’ex rappresentante – dato che la Slovenia ha un debito-pil che supera il 60% e la comunità europea sta tenendo sotto osservazione, potrebbe essere che modifichino il meccanismo inserendo la libertà anche dentro i comuni”.

“Al di là di dare tira e molla dello scontro servirebbe trovare una soluzione più stabile e concreta di controllo del divario tra Italia e Slovenia” parla invece il capogruppo locale di Federmotorizzazione Confcommercio Giorgio Pellizzon. Nonostante giudichi positivo il lavoro compiuto lo scorso anno dalla giunta, l’auspicio che porta avanti è che, con il rinnovamento dell’organo, ci sia “un ulteriore sforzo per andare a limitare e monitorare il via vai oltre confine”.

Un fenomeno che si riflette anche in molti altri settori, essendo costume comune approfittare per fare acquisti in Slovenia nel momento in cui ci si rechi per fare il pieno. “Stop alle soluzioni tampone e sì invece ad una soluzione permanente” che “non si fermi al limitare i danni” e che “dovrebbe essere risolto a livello nazionale, essendo questa un’importante imposta indiretta e che potrebbe portare una considerevole boccata d’ossigeno all’economia nazionale”.

Fonte ilgoriziano.it – Articolo di Lisa Duso

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