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Gli schiavi dell’autolavaggio. Due ’caporali’ alla sbarra

I carabinieri scoprono un’organizzazione criminale che sfrutta 28 immigrati egiziani ridotti in schiavitù. Il capo dell’autolavaggio non ha pagato 150mila euro di contributi, impiegando lavoratori in nero. Processo in corso.

Costava poco lavare l’auto ai “Faraoni” tra Bellocchi e Cuccurano ma c’era un motivo: i gestori egiziani pagavano i dipendenti 227 euro a settimana, obbligandoli a lavorare 12 al giorno e 74 alla settimana. Il blitz dei carabinieri dell’ispettorato del lavoro del luglio del 2021 ha portato alla scoperta di una rete di 28 immigrati egiziani ridotti in schiavitù, obbligati a lavorare tutti i giorni, domenica compresa, con mezzora di riposo a cavallo del pranzo. Ieri c’è stata un’udienza del processo che si svolge con rito abbreviato a carico di due dei quattro egiziani messi sotto processo. Il pm Silvia Cecchi aveva già definito per due imputati un patteggiamento a 3 anni e 10mila euro di multa per uno di loro e un anno e dieci mesi per l’altro. Intanto l’udienza di ieri, con due imputati, è stata aggiornata al prossimo 27 novembre per ascoltare le parti offese, ossia i dipendenti costretti a sottostare alle regole dei tenutari dell’autolavaggio.

Stando all’inchiesta dei carabinieri, il capo dell’autolavaggio “I Faraoni” era riuscito a sbaragliare la concorrenza, fissando tariffe molto al di sotto della media, ma non aveva pagato 150mila euro di contributi, impiegando “in nero” molti lavoratori, due dei quali sprovvisti di permesso di soggiorno. La media della clientela era di 150 auto al giorno.

Fonte ilrestodelcarlino.it

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