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Dodici ore al lavaggio per venti euro: titolare denunciato

Impianto sequestrato a Rezzato: sfruttati richiedenti asilo che non parlano italiano

Denuncia per sfruttamento del lavoro e sequestro dell’attività.  Sono questi i provvedimenti adottati nei giorno scorsi dalla Polizia Locale di Rezzato e convalidati dal magistrato, nei confronti del titolare, gestore dell’autolavaggio in via Mazzini, posto di fronte a Villa Fenaroli e ora sigillato. Da alcuni giorni la Locale nell’ambito di una più vasta operazione di controlli ed in particolare sullo sfruttamento del lavoro, teneva d’occhio l’impianto e i tre dipendenti (poi risultati essere richiedenti asilo e connazionali del gestore), che vi lavoravano incessantemente dalle 7,30 del mattino e sino alla stessa ora alla sera.

Da qui la decisione degli agenti di intervenire per approfondire e capire come fosse la loro situazione a libro paga. Non ci è voluto molto per scoprire che i tre erano sì in possesso di una regolare busta paga emessa dallo studio di un commercialista, sulla quale però risultava lavorassero dalle 30 alle 50 ore al mese e non dalle 140 alle 170 come in realtà facevano, per una paga oraria irrisoria di circa 2 euro all’ora. I poveretti che non parlano italiano, non sapevano neppure che il loro lavoro fosse regolato da un contratto nazionale di categoria, con una paga oraria minima ben definita in 7,09 euro, molto lontana da quella che in realtà percepivano.

Un giochetto che è costato i sigilli all’attività e una denuncia penale al gestore, che ora dovrà rispondere al magistrato di sfruttamento del lavoro. In questi ultimi tre mesi l’attività di indagine della Polizia municipale sul lavoro sia in nero che di caporalato, è stata molto attenta e intensa. Sono infatti finite nel mirino cinque società tutte bresciane, di cui quattro pagavano in nero i propri dipendenti in linea di massima pachistani e indiani, mentre la quinta che si occupava di volantinaggio li sottopagava con i soliti due euro all’ora. 

Fonte giornaledibrescia.it

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