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L’Italia è il Paese europeo con più distributori di benzina: possono diventare punti di ricarica?

Abbiamo il doppio delle stazioni di servizio della Francia nonostante ogni anno ne vengano chiuse a decine e, piuttosto che essere abbandonate diventando zone di degrado, possono avere una nuova vita.

Un gesto abituale, che ci accompagna da 100 anni. I distributori di carburante fanno parte del panorama italiano e sono decisamente tanti, 22.700: non è solo un’impressione, ma sono i numeri a dirlo, che, se paragonati ad altri Paesi europei, sono assolutamente sproporzionati, tanto da far pensare che l’intero sistema di rifornimento nazionale sia sovradimensionato.

Più di tutti in Europa

Basti pensare che la Germania, che ha 20 milioni di abitanti e 8 milioni di auto in più di noi, è ferma a 14.452, seguita da Turchia (12.671), Spagna (12.084), Francia (11.040) e Regno Unito (8.365) che ha solo 5 milioni di auto in meno di noi, ovvero 35 milioni. La ragione principale di questo gigantismo è il boom economico degli anni ‘60, quando l’enorme diffusione di automobili convinse le maggiori compagnie petrolifere ad installare stazioni di rifornimento una dietro l’altra, spesso vicine l’una all’altra per motivi di concorrenza e perché, sostanzialmente, il mercato era in forte crescita. L’eredità di questo proliferare, solo rallentato durante la crisi petrolifera degli anni ‘70, ma poi ripreso negli anni ‘80, è una foresta di distributori, molti dei quali ormai non più redditizi, nonostante in molti casi siano praticamente sempre in modalità self, in modo da contenere i costi.

Calano i consumi, chiudono i distributori

Stiamo peraltro assistendo ad una rapida evoluzione della rete di distribuzione dei carburanti, soprattutto perché, in generale, stiamo già assistendo ad un calo delle vendite dei carburanti che, secondo le stime della FAIB (Federazione Autonoma Italiana Benzinai) avrà una contrazione del 15% nei prossimi 20 anni. Altre previsioni indicano invece nel famigerato 2035 la data limite per la sopravvivenza di molti impianti: già ora in Italia, ogni anno, parecchie decine di stazioni di rifornimento di piccole-medie dimensioni vengono chiuse, spesso con il deplorevole effetto di dare vita a zone di degrado adibite in molti casi a discariche abusive. La progressiva – anche se per ora lenta, almeno nel nostro Paese – diffusione delle vetture elettriche ,non farà che accelerare il processo e, oltre ad essere una questione di decoro urbano, la riconversione delle aree di servizio dismesse diventa un tema di importanza cruciale nello sviluppo di un nuovo modello di mobilità.

Colonnine contro il degrado

Se, tuttora, gran parte degli automobilisti indica la carenza di punti di ricarica come uno dei motivi principali per non acquistare una vettura elettrica, ecco allora che riempire i piazzali abbandonati dei distributori tradizionali con colonnine, diventa una soluzione non solo logica, ma anche ottimale. Non solo si eviterebbe nuovo consumo di suolo, ma si andrebbero a sfruttare aree già posizionate, in molti casi, in modo strategico, ovvero dove servirebbero maggiormente. Stiamo parlando dei distributori nei centri urbani che potrebbero essere equipaggiati con colonnine di potenza medio-bassa adatte a ricariche rapide per citycar elettriche dotate di batterie di piccole dimensioni. Questo adesso, ma in futuro, con l’arrivo delle batterie allo stato solido, fare il pieno di energia elettrica in tempi rapidi non sarà un problema nemmeno per le vetture più potenti e, al posto di lavatrici sfasciate, lattine e materassi, potrebbero fiorire dei veri e propri centri-servizi, dal ristoro, alla spedizione e ritiro di prodotti ordinati online, ma anche punti di interscambio tra le varie forme di mobilità sostenibile cittadina. L’occasione è ghiotta e sarebbe un peccato lasciarsela sfuggire.

Fonte corriere.it – Articolo di Andrea Paoletti –  Foto corriere.it

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