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Evasione fiscale: interessi si spostano da tabacchi a carburanti.

Frodi e traffici illeciti interessano oggi più carburanti che altre attività. Come cambia la lotta all’evasione fiscale in Italia.
L’evasione fiscale Italia non rallenta, ma muta. Cambiano gli interessi delle organizzazioni criminali e anche gli obiettivi. Fenomeno che non riguarda solo il nostro Paese, ma anche il resto d’Europa.
Si assiste così a una cambiamento nell’ambito dei tradizionali traffici illeciti finalizzati all’evasione fiscale. Il riferimento principale è oggi al contrabbando e alle frodi di carburanti piuttosto che di tabacchi.

Evasione fiscale, cambiano gli interessi
Più in dettaglio si registra uno spostamento degli interessi dal settore dei tabacchi al commercio internazionale di prodotti petroliferi. Cambiamento dell’evasione fiscale che si realizza spesso con il coinvolgimento di studi professionali e società di comodo basate in Italia e all’estero.
Dette società sono strumentali alla realizzazione di frodi fiscali che danneggiano sistematicamente il gettito fiscale e producono effetti distorsivi sul corretto funzionamento dei mercati.
A tracciare il quadro della situazione è il comandante generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, durante un’audizione presso la Commissione Antimafia. Il militare ha precisato che “l’analisi dei dati investigativi, sovente, ha consentito di rilevare la presenza di una regia strutturata della criminalità organizzata. Essa, da un lato, realizza ingenti profitti grazie all’evasione fiscale dell’iva e delle accise sui carburanti per autotrazione. Dall’altro, reimpiega i proventi illeciti nell’acquisizione di depositi di stoccaggio e di impianti di distribuzione stradale. Si tratta principalmente di strutture della logistica petrolifera e di distributori senza logo”.
Ne deriva che le mafie immettono sul mercato carburante a prezzi fortemente concorrenziali distorcendo la dinamica dei prezzi.

Le frodi all’iva
Tra i meccanismi di evasione fiscale più diffusi ci sono, in primis, le frodi all’Iva, perpetrate mediante l’utilizzo strumentale di società “cartiere” nazionali.
Le quali , avvalendosi di depositi di stoccaggio compiacenti, estraggono i prodotti energetici in violazione degli obblighi di versamento anticipato dell’imposta, recentemente introdotti dal legislatore proprio in chiave antifrode.
“Assai frequente – dice Zafarana – è altresì l’introduzione, sul territorio nazionale, di prodotti petroliferi del tipo oli e preparazioni lubrificanti illecitamente impiegati quali carburanti in totale evasione fiscale dell’accisa (“designer fuels”). E la destinazione ad usi tassati di prodotti esenti o ad aliquota agevolata, ad esempio il gasolio agricolo, da parte di soggetti non aventi titolo”.
Attraverso questi meccanismi di frode, le mafie riescono a garantirsi un guadagno illecito di circa il 60% per ogni litro di prodotto venduto, rispetto ai prezzi di vendita al dettaglio del mercato legale.
Un business dai profitti elevati, cui corrisponde un rischio basso sotto il profilo sanzionatorio, se paragonato ad altri tipi di attività illecite come il traffico di stupefacenti o tabacchi.

Rafforzata la lotta all’evasione
Alla luce della gravità del fenomeno, è stato istituito presso il comando generale della GdF una cabina di regia con compiti di analisi e di raccordo tra i reparti. Rafforzando in questo modo la collaborazione con gli organi collaterali anche grazie all’utilizzo di innovativi strumenti per la lotta all’evasione fiscale.
Ciò ha consentito di dare un forte impulso all’attività di contrasto alle frodi nel settore carburanti. Come dimostrato dai rilevanti risultati raggiunti, sia in termini repressivi, sia di incremento della tax compliance, che hanno contribuito a sottrarre significative quote di mercato dall’area dell’illegalità.

Fonte investireoggi.it – Articolo di Mirco Galbusera

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