Tonnellate di plastica bruciata, bitume, pesci e tartarughe marine avvelenati dall’acido nitrico, è quello che le squadre di pulizia stanno raccogliendo lunghe le spiagge dello Sri Lanka, funestato dalle più grave catastrofe ecologica della sua storia. Ma questo disastro cominciato due settimane fa, quando sulla porta container “MV X-Press Pearl” carica di agenti chimici altamente nocivi è scoppiato un incendio, rischia adesso di essere aggravato dalla fuoriuscita di centinaia di tonnellate di gasolio. Le immagini girate dagli elicotteri che sorvolano la zona già mostrano intorno all’imbarcazione le acque cristalline del Mare delle Laccadive insudiciate da ampie chiazze di petrolio. E adesso a Colombo tutti temono una possibile marea nera che sulle coste srilankesi produrrebbe gravissimi danni all’economia oltre che al prezioso ecosistema del Paese. Alcuni esperti temono che il disastro ecologico già compiuto sia soltanto l’inizio di una catastrofe epocale.
La nave ha bruciato per tredici giorni e ieri si è quasi interamente inabissata al largo del porto principale di Colombo. La società di Singapore X-Press Feeders, proprietaria del cargo, ha confermato che questo sta lentamente affondando dopo il fallito tentativo di rimorchiarlo verso acque più profonde nell’illusoria speranza di contenere i danni. Illusoria, spiegano gli scienziati, perché anche se la nave fosse colata a picco a largo delle coste, le conseguenze sarebbero state ugualmente spaventose.
La poppa di quest’imbarcazione di 31.600 tonnellate, lunga 186 metri e alta 45, è ora appoggiata sul fondale a una profondità di una ventina di metri mentre la prua è ancora al di sopra della linea di galleggiamento. Le autorità hanno deciso di vietare la pesca a cinquanta miglia dalla costa, mettendo a rischio la stabilità economica di decine di migliaia di pescatori. I quali, aiutati da centinaia di soldati, a bordo di quasi seimila pescherecci hanno subito cominciato a ripulire le coste e, soprattutto, il loro mare.
Il governo di Colombo ha chiesto aiuto alla Guardia costiera indiana, che ha già partecipato alle operazioni di spegnimento dell’incendio scoppiato a bordo. Una nave indiana con equipaggiamento specializzato è appena arrivata sul posto, pronta a usare le sostanze chimiche che disperdono il petrolio e lo skimmer a spazzola per ripulire la superficie marina, se le perdite di gasolio dovessero diventare consistenti. Oltre alle 330 tonnellate di gasolio presenti sul cargo, a preoccupare le autorità sono anche altre sostanze che la nave trasportava in grande quantità, ossia i lubrificanti, i cosmetici e un “carico pericoloso” di 81 container, tra cui 25 tonnellate di acido nitrico. A ciò vanno aggiunti gli altri 1400 container contenenti beni di ogni genere, molti dei quali bruciati nei giorni scorsi. Ora, lo spegnimento delle fiamme divampate a bordo il 20 maggio scorso è stato ritardato per via dei forti venti monsonici, generati dal recente passaggio nella vicina India di un ciclone.
Dharshani Lahandapura, direttore dell’Autorità che protegge l’ambiente marino dello Sri Lanka (Mepa), ha detto che questo è “il peggiore disastro ecologico al quale ha assistito in vita sua”. Lahandapura ha poi aggiunto che l’11 maggio l’equipaggio era già al corrente di una perdita nei serbatoi di acido nitrico, probabile causa dell’incendio, prima che la nave entrasse nelle acque territoriali dello Sri Lanka, diretta verso la Malesia e Singapore. E’ stata aperta un’inchiesta criminale e il portavoce della polizia locale, Ajith Rohana, ha dichiarato che il capo dell’equipaggio e il meccanico del cargo incidentato erano stati entrambi interrogati per ore lunedì scorso, e che un tribunale ha ordinato la confisca dei loro passaporti. Infine, il presidente srilankese, Gotabaya Rajapaksa, ha chiesto aiuto all’Australia per valutare i danni già inflitti all’ambiente. Da ieri, intanto, tonnellate di granuli di plastica destinati all’industria dell’imballaggio e contenute in chissà quali container della “MV X-Press Pearl” sono affiorate sulle coste occidentali del Paese, tra le più ricche di biodiversità dell’Asia meridionale.
Fonte msn.com – la Repubblica – Articolo di Pietro Del Re