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Caro Porro, ti spiego il suicidio delle auto elettriche.

La settimana scorsa, quando ho sentito la Von der Leyen esporre la brillante idea europea di bandire i veicoli alimentati a benzina e gasolio dal 2035, non sapevo se ridere (nel pensare “che cretina”) o piangere (nel pensare “come siamo mal ridotti oggi noi europei”).

Si tratta di una sciocchezza colossale alla quale si è pervenuti perché si è dimenticato l’insegnamento di Seneca: “bisogna fare attenzione a non seguire, come pecore, il gregge di chi ci precede, perché non si va dove si deve andare, si va dove vanno tutti”… Mi chiedo preoccupato, infatti, se i nostri politici – soprattutto l’Europa – abbiano perso la capacità di informarsi e pensare oltre forse a quella di collegare testa e cervello (sempre che quest’ultimo sia disponibile).

Negli ultimi giorni sono state evidenziate dagli organi di informazione, purtroppo talvolta con soddisfazione, le dichiarazioni della presidente della Commissione UE sulla condanna a morte entro il 2035 dei veicoli alimentati a benzina e gasolio. La presidente von der Leyen sembrerebbe quindi sinceramente convinta che i veicoli elettrici non inquinino la nostra atmosfera, probabilmente senza aver mai provato a informarsi sulla materia ma limitandosi a captare le numerosissime fake-News sull’argomento che impestano l’etere molto più della CO2.

Ricordo a questo proposito che l’Arpp (Autorité de Règulation Professionnelle de la Publicitè) ha ritenuto deontologicamente scorretta e vietato la pubblicità della Renault che incitava esplicitamente i consumatori a utilizzare una vettura elettrica (la Zoe) per ridurre l’inquinamento atmosferico se l’energia elettrica per la ricarica non proviene esclusivamente da risorse rinnovabili o nucleari. Chissà se Macron è informato.

Ricordo pure che nei veicoli elettrici e ibridi circolano correnti di centinaia di Ampère che generano campi magnetici non trascurabili, e che tra l’altro vengono schermati sempre meno dai nuovi materiali leggeri usati per la produzione dei veicoli. Prima di prevedere e/o incitare una maggiore diffusione dei veicoli elettrici sarebbe deontologicamente corretto, e necessario, capire se le radiazioni elettromagnetiche possano creare pericolose interferenze, per esempio con i pacemaker o con i sistemi di guida autonoma. Il vicedirettore dell’Unità di trasporto sostenibile Centro di ricerca JRC di Ispra ritiene a questo proposito che in uno scenario con milioni di auto elettriche i campi magnetici generati nei parcheggi o nelle aree di ricarica potrebbero determinare pericoli per i passanti e i residenti.

Ma anche tralasciando l’inquinamento elettromagnetico, i cui effetti oggi sono non valutabili in modo affidabile, l’inquinamento di un veicolo nell’intero ciclo di vita, assunto in 150.000 km come prevedono le norme europee, e calcolato ai sensi delle norme ISO 14040 e 14044, fornisce il bilancio di energia primaria riassunto nel grafico seguente.

Ricordo pure che nei veicoli elettrici e ibridi circolano correnti di centinaia di Ampère che generano campi magnetici non trascurabili, e che tra l’altro vengono schermati sempre meno dai nuovi materiali leggeri usati per la produzione dei veicoli. Prima di prevedere e/o incitare una maggiore diffusione dei veicoli elettrici sarebbe deontologicamente corretto, e necessario, capire se le radiazioni elettromagnetiche possano creare pericolose interferenze, per esempio con i pacemaker o con i sistemi di guida autonoma. Il vicedirettore dell’Unità di trasporto sostenibile Centro di ricerca JRC di Ispra ritiene a questo proposito che in uno scenario con milioni di auto elettriche i campi magnetici generati nei parcheggi o nelle aree di ricarica potrebbero determinare pericoli per i passanti e i residenti.

Ma anche tralasciando l’inquinamento elettromagnetico, i cui effetti oggi sono non valutabili in modo affidabile, l’inquinamento di un veicolo nell’intero ciclo di vita, assunto in 150.000 km come prevedono le norme europee, e calcolato ai sensi delle norme ISO 14040 e 14044, fornisce il bilancio di energia primaria riassunto nel grafico seguente.

Fonte nicolaporro.it

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