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«Quel gasolio non lubrifica», macchina in panne: risarcita l’automobilista

La sentenza del giudice di pace di Cremona. Il guasto costò circa 1.300 euro

PIADENA DRIZZONA (CR). «Guasto riconducibile all’impiego di carburante non idoneo per la scarsa capacità lubrificante». Sulla base di questa perizia, firmata dal consulente tecnico d’ufficio Marco Alquati, il giudice di pace di Cremona, Beatrice Ghillani, ha condannato una società di carburanti al risarcimento dei danni patiti dalla Mercedes di una cittadina residente in zona, assistita dall’avvocato Daniele Lurani di Piadena, che si era rifornita in una stazione di servizio di Piadena Drizzona.

Si tratta di 1.270,56 euro più 73,20 euro per il recupero del mezzo e 15.01 euro di carburante inutilizzabile, più gli interessi legali, la rifusione delle spese della consulenza tecnica di ufficio e le competenze legali.

I fatti che hanno dato origine al procedimento civile si sono verificati il 17 gennaio 2019, quando la donna ha effettuato un rifornimento di gasolio alla propria Mercedes.

Dopo essere ripartita e dopo aver percorso un chilometro circa, la conducente ha iniziato ad avvertire un malfunzionamento del motore del proprio veicolo, a tal punto che ha deciso di invertire la marcia per rientrare in paese e recarsi dal proprio meccanico. Quest’ultimo, dopo una prima verifica, ha consigliato la donna di recarsi da un altro meccanico, più esperto di motori Mercedes, solo che al momento di ripartire la vettura non si è messa in moto. Di qui la necessità di chiamare un carro attrezzi per trasportare la vettura dal secondo meccanico, che ha riscontrato poi dei danni all’impianto di alimentazione. La prima ipotesi era che fosse stato introdotto un carburante inquinato che avrebbe causato danni alla pompa di iniezione e agli iniettori.

La proprietaria della Mercedes ha poi deciso di adire le vie legali per i danni subiti dalla propria autovettura. Alla fine, acquisite le consulenze d’ufficio e di parte, il giudice ha deciso di accogliere la domanda. Nella motivazione della sentenza, la Ghillani osserva che «l’automobile era in buone condizioni di manutenzione, recentemente revisionata e non era stata usurata, dal punto di vista meccanico, da un utilizzo intenso o anomalo». Inoltre il consulente «è stato in grado di far emergere il possibile rapporto di causalità, di livello elevato, tra il lamentato danno e il rifornimento effettuato».

Inoltre «la relazione di Alquati ha pure consentito di chiarire, da un punto di vista tecnico, sia che la tipologia dell’avaria ben si possa essere manifestata dopo la percorrenza di un modesto tratto di strada e a distanza, dunque, di poco tempo dal rifornimento stesso (il gasolio entra subito in circolo), sia che l’immissione di non molti litri di carburante impuro, in un serbatoio capiente, può determinare l’inquinamento dell’intero recipiente. Il tutto, pertanto, conferma non solo la verosimile buona fede della signora, ma anche la dinamica dell’evento dalla medesima descritta, coincidente (compatibile) con gli esiti infausti sulla propria Mercedes, dipendenti causalmente dalla qualità del combustibile introdotto».

Dal canto suo la società condannata ha ventilato la possibile sussistenza di altre cause determinanti l’evento dannoso: «Circostanze, tuttavia, che non hanno trovato riscontri sufficienti», secondo il giudice.

La società, tramite il proprio consulente, ha sostenuto che non è possibile che, percorso un chilometro, il veicolo abbia potuto già «aver aspirato il carburante nuovo caricato presso il punto vendita, poiché detto carburante non avrebbe in alcun modo fatto in tempo ad arrivare alla pompa di iniezione», ipotizzando che «la reale causa del malfunzionamento sia da ricondurre a sporcizia già presente nel serbatoio prima del rifornimento del 17 gennaio 2019».

La società ha anche fatto presente di non aver ricevuto alcun reclamo in relazione alla partita di gasolio in questione né a quella precedente e successiva. Argomentazioni insufficienti, però, per il giudice.

Fonte laprovinciacr.it –  Articolo di Davide Bazzani

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