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ACI: la transizione energetica sia sostenibile

La Conferenza del Traffico e della Circolazione si concentra sugli effetti dei processi per l’uscita dalla dipendenza fossile.

Edizione numero 75 per la tradizionale Conferenza del Traffico e della Circolazione, in cui ACI ha presentato lo studio della Fondazione Filippo Caracciolo sulle diverse variabili che si accompagnano ai processi di decarbonizzazione legati alla mobilità intrapresi negli ultimi anni e che stanno conoscendo una forte accelerazione nell’ultimo periodo.

Il confronto è stato stimolato dai dati riportati nello studio “Per una transizione ecorazionale della mobilità automobilistica italiana”, che richiama l’attenzione politica sui processi evolutivi in atto, in particolare sull’interazione delle azioni adottate e sugli effetti inquinanti ed ambientali correlati alle possibili scelte di decarbonizzazione.

«La transizione energetica della mobilità – ha detto in apertura dei lavori Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’ACI – deve essere ecorazionale, quindi sostenibile in chiave ecologica, economica e sociale».

Tra i tanti spunti offerti dallo studio, il confronto delle emissioni di CO2 tra auto a benzina, a metano, ibride ed elettriche, calcolate non solo in fase di uso, ma tenendo conto dell’intero ciclo di vita dei veicoli e dei carburanti necessari a muoverli: allo scarico, un’utilitaria elettrica registra emissioni nulle di C02 al km, mentre una a benzina produce almeno 0,124 kg di CO2 al km contro 0,103 kg di una a metano e 0,113 kg di una ibrida.

Analizzando invece il totale delle emissioni per produrre la stessa vettura ed alimentarla per 75.000 chilometri,  il gap si riduce notevolmente: quella a benzina comporta emissioni totali di 15,1 tonnellate di CO2, staccando quella elettrica (12,2 t) e seguita a breve distanza da ibrida (13,8 t) e a metano (13,1). 

Inoltre, lo studio dell’ACI rileva anche che le emissioni totali di CO2 generate dalla produzione, dall’alimentazione e dall’uso di un’elettrica di alta gamma superano di molto quelle di un’utilitaria a benzina: 1.646 kg di CO2 contro 1.205, per una percorrenza di 8.500 chilometri.

Troppe auto vecchie in circolazione

La ricerca della Fondazione Caracciolo individua come priorità di intervento lo svecchiamento del parco circolante: il 60% delle auto in Italia ha più di dieci anni e 1 su 5 è ultraventennale, ed i mezzi più vecchi impattano sull’ambiente fino a 30 volte più di quelli moderni, oltre ad essere molto più insicuri.

Altro tasto dolente, l’impatto ambientale della produzione di energia elettrica per alimentare le auto a batteria: la Fondazione Caracciolo sottolinea come oggi solo il 39% derivi da fonti rinnovabili, dopo venti anni di continui investimenti strutturali e per rispettare gli obiettivi indicati a livello internazionale, la produzione da fonti rinnovabili dovrebbe raddoppiare in soli nove anni, mentre non riuscendoci il surplus di energia necessario rischia di essere soddisfatto con il ricorso ai combustibili fossili a maggior impatto ambientale.

Tra gli interventi più attesi alla Conferenza, quello di Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili: «Per la transizione energetica, il dado è tratto e non ha senso rifiutare il cambiamento che peraltro non avviene in un giorno e neanche in dieci anni. Il 2030 è una tappa, così come lo stesso 2050, quando dovrebbe compiersi la decarbonizzazione, saranno momenti intermedi verso il futuro».

Inoltre,  ricordando come la concezione stessa dell’auto sia cambiata, essendo oggi molto meno uno status symbol, il ministro ha ribadito che uno degli obiettivi deve essere di avere in futuro non solo auto meno inquinanti ma «meno auto in assoluto, ripensando i tempi di vita delle persone e l’allocazione dei posti di lavoro, per non ritrovarci anche domani imbottigliati nel traffico come succede ora, favorendo per questo il trasporto pubblico locale e forme di integrazione tra diversi sistemi del settore della mobilità».

Fonte automoto.it – Articolo di Alfonso Rago

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