Gazprom, il colosso energetico di Mosca, pretende il pagamento in rubli per mitigare l’effetto delle sanzioni finanziarie, i due Paesi non hanno ceduto
MOSCA — La guerra del gas è cominciata. Ancora prima dell’introduzione di qualunque possibile sanzione sul tema contro la Russia, argomento tabù in molte cancellerie europee. Con un comunicato di poche righe all’agenzia Ria Novosti, Gazprom ha annunciato di avere « completamente interrotto » le forniture di gas alla Polonia.
La sospensione, come riferito nell’articolo di Claudio Del Frate, è stata motivata con il rifiuto da parte della compagnia statale polacca PGNiG di pagare le consegne di gas russo secondo la nuova procedura che prevede la conversione obbligatoria in rubli.
«La necessità» di un nuovo metodo di pagamento per il gas, in rubli, «è stata causata da azioni ostili senza precedenti in campo economico e finanziario che sono state adottate da Paesi ostili contro di noi», ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, e lo riporta l’agenzia di stampa russa Tass.
E non si tratta di un provvedimento isolato. Poche ore dopo, anche il ministero dell’Energia bulgaro ha ricevuto lo stesso messaggio. Sempre con effetto immediato, a partire da oggi.
Le reazioni dei due Paesi sono state ben diverse.
Il governo di Varsavia, nonostante dipenda al 53 per cento dal gas russo, ha scrollato le spalle affermando di non avere alcun problema di rifornimento, e di avere riserve sufficienti a non interrompere in alcun modo l’erogazione. Al netto del suo forte sentimento antirusso, forse la Polonia può permettersi una risposta del genere. Il suo giacimento di gas liquido a Swinoujscie è infatti uno dei più grandi d’Europa, e soprattutto a partire dal primo maggio diventerà operativo il nuovo gasdotto che la collegherà alla Lituania.
Per la Bulgaria, invece è un problema, almeno nell’immediato. Il primo ministro Kiril Petkov, eletto a dicembre e autore di una netta sterzata filoccidentale, aveva già annunciato il mancato rinnovo dell’accordo con Gazprom, che sarebbe scaduto alla fine del 2022. «In questa situazione, non possiamo più permetterci alcuna trattativa. Ci sono alternative, le troveremo comunque».
La mossa unilaterale del colosso russo obbliga il governo di Sofia a correre subito ai ripari, perché il nuovo gasdotto che passando per la Grecia porterà al Medio Oriente sarà pronto soltanto per la fine del 2023. Entrambi i Paesi hanno precisato di non essere morosi, ma di avere pagato in valuta occidentale, rifiutando l’ultimatum della valuta russa che era stato annunciato da Vladimir Putin in persona.
Su quanto sta avvenendo da stamattina, dopo l’annuncio da parte di Gazprom, le notizie sono contrastanti: mentre il colosso russo conferma la sospensione delle forniture, l’unione degli operatori del trasporto del gas europei dichiara che il flusso attraverso Yamal dalla Russia alla Polonia è costante.
La presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen ha pronunciato un altolà politico e ha annunciato che gli altri Stati dell’Unione andranno in soccorso di polonia e Bulgaria: «L’annuncio di Gazprom è l’ennesimo tentativo della Russia di utilizzare il gas come strumento di ricatto. Questo è ingiustificato e inaccettabile. Abbiamo lavorato per garantire consegne alternative e i migliori livelli di stoccaggio possibili in tutta l’Ue. Gli Stati membri hanno messo in atto piani di emergenza proprio per questo scenario».
Sono dilemmi che potrebbero riproporsi a breve nel resto d’Europa, se Gazprom estenderà lo stop agli altri Paesi. Appena il caso di ricordare che durante il suo ultimo colloquio telefonico con il presidente russo, Mario Draghi gli aveva precisato come i termini del contratto italiano con Gazprom rimanessero immutati. Ovvero, nessun pagamento in rubli. Il nostro presidente del Consiglio aveva anche aggiunto di non aspettarsi una interruzione dei flussi. Ma intanto le conseguenze di quel che è accaduto sono immediate. Quando ancora non era ufficiale lo stop imposto a Polonia e Bulgaria, sul listino di riferimento di Amsterdam, il metano aveva già fatto segnare un rialzo del 10% a 103 euro al megawattora. Nella mattinata di oggi, il prezzo è salito del 16%.
«Occorre rispettare la nuova procedura di pagamento» ha detto il portavoce di Gazprom Sergey Kupriyanov. Tutti sapevano prima o poi che il gas sarebbe diventato un’arma di questo conflitto. La Russia ha deciso di giocare d’anticipo. E l’ha usata per prima.
Mosca dal canto suo alza il tiro . Vyscheslav Volodin, presidente della Duma 8il parlamento russo) ha dichiarato oggi che il taglio del gas dovrebbe essere esteso «a tutti i Paesi ostili».
Fonte corriere.it – Articolo di Marco Imarisio