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Gas, crolla il prezzo in Italia: costa un terzo rispetto all’Europa. E ora lo esportiamo

Il fenomeno in atto da qualche giorno: il nostro Paese ha abbondanza di metano (temperature basse, stoccaggi pieni e piano di risparmi) e gli operatori lo stanno vendendo dove le quotazioni sono più alte. Ma è presto per capire se ci saranno benefici in bolletta.

A sorpresa, crollano i prezzi del gas in Italia e il nostro Paese diventa esportatore di gas nel resto d’Europa. Il che potrebbe diventare un’ottima notizia per le nostre bollette sempre che il fenomeno si replichi per tutto il mese di ottobre.

Partiamo dai fatti. Negli ultimi due giorni, il prezzo del gas sul mercato italiano è di quasi due terzi inferiore alle quotazioni sul mercato europeo. Come è possibile? Per dirla con gli operatori, in Italia in questo momento il mercato è “lungo”: in altre parole, c’è molto più gas disponibile rispetto alla domanda.

Lo si vede chiaramente dai prezzi: l’indice Ttf, quotato alla Borsa di Amsterdam e punto di riferimento per gli scambi in Europa, nella giornata di lunedì ha toccato una punta massima di 220 euro al megawattora, mentre in Italia i valori al Psv (punto di scambio virtuale) che fa da riferimento per il mercato italiano ha toccato una punta minima a 80 euro. In buona sostanza, gli operatori avevano molto più interesse a vendere nel resto d’Europa piuttosto che tenersi il gas o venderlo in Italia.

Tutto ciò spiega l’altro fenomeno segnalato dagli addetti ai lavori. E confermato dai dati di Snam, il gestore della rete nazionale del gas. Ieri, sono arrivati circa 25 milioni di metri cubi di gas in Italia al punto di ingresso del Tarvisio, dove arriva la materia prima fornita da Gazprom. Di questi, 18 milioni sono stati esportati. Un dato che si conferma anche questa mattina: sono circa 15 i milioni arrivati e solo 3 sono rimasto in Italia. Ecco spiegato – come ha segnalato il sito specializzato Staffetta quotidiana – perché c’era stato un allarme (poi rientrato, ovviamente) di un netto calo delle importazioni dalla Russia).

Veniamo alle considerazioni. Come mai l’Italia è diventata esportatrice? In qualche modo era prevedibile: in questo momento c’è grande abbondanza di gas e ne viene utilizzato relativamente poco. Le cause sono molteplici Gli stoccaggi (il cui riempimento aveva fatto salire il prezzo) sono ormai pieni per il 90% e possono essere utilizzati in caso di bisogno calmierando il mercato. Il gas russo è stato sostituito per due terzi da gas algerino, da gas in arrivo via nave e da fornitori alternativi come la Norvegia e l’Azerbajian (il Tap salirà a 9,5 miliardi di metri cubi a fine anno contro i 7,5 del 2021).

Inoltre, le temperature si mantengono sopra la media, ma sono stati spenti i condizionatori (usando così meno gas per produrre l’energia necessaria). Infine, sono scattati i piani di risparmio nelle imprese (dalla cassa integrazione alla modifica dei turni di lavoro) per limitare i costi delle bollette. E anche i comportamenti domestici più “virtuosi” stanno contribuendo a minori consumi.

In un mercato dell’energia europeo ormai totalmente interconnesso questo significa che il gas va dove viene pagato di più. Questo potrebbe essere un vantaggio ma anche uno problema. Le nuove regole sulle variazioni delle tariffe in bolletta prevedono che i costi per il gas vengano calcolati d’ora in avanti mese per mese, sulla media dei prezzi dei 30 giorni precedenti al Psv (e non più al Ttf olandese). Se il fenomeno dovesse continuare anche per ottobre, ci sarebbe una sopresa piacevole per le bollette. Ma è ovviamente ancora molto presto per fare previsioni. 

Il problema nasce dal fatto che parte del gas in arrivo non rimane in Italia. E se il fenomeno dovesse continuare, a quantità maggior delle attuali e la domanda nel resto d’Europa fosse più alta rispetto a quella italiana, potremmo avere il paradosso di avere meno gas disponibile. Ma ci sono troppi se per fare valutazioni. Per ora non resta che registrare il fenomeno. Se non che assomiglia molto a una bocciatura del tetto al prezzo da applicare ai singoli paesi, mentre un tetto al prezzo di acquisto per tutta Europa potrebbe dare stabilità al sistema.

Fonte repubblica.it –  Articolo di Luca Pagni

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