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Che fine faranno i distributori di benzina con l’arrivo dell’elettrico?

Le auto elettriche saranno la fine dei distributori e delle stazioni di servizio per come le conosciamo? Non necessariamente, perché se è vero che con l’elettrico la domanda di benzina, diesel e GPL inevitabilmente diminuirà, già da ora vediamo alcuni esempi di riconversione, soprattutto in Europa.

L’evoluzione dei distributori

Nella transizione energetica fortemente voluta dall’UE poco si è parlato di che fine potrebbero fare tutti i distributori, che nel territorio dell’Unione sono poco meno di 200.000, di cui 21.000 solo in Italia (Auto), che tra tutti i paesi europei sembra essere quella che ne ha di più (dati Osservatorio Autopromotec). Precisiamo che il numero indica le stazioni di servizio, non il numero delle pompe che, quindi, è di gran lunga superiore se consideriamo che anche il distributore più piccolo ha almeno due strutture multi-pompa. Se consideriamo il numero di colonnine, invece, in Italia sono poco più di 30.000, e in Europa oltre 320.000. Il numero sembra essere quindi paragonabile, anche se per le elettriche si rivela insufficiente sia perché mal distribuite, sia perché visti i tempi di ricarica ne servirebbero un po’ di più.

Una situazione ben diversa da quella americana, la quale vede 145.000 stazioni di servizio in tutto il territorio USA, a fronte di un numero di stazioni di ricarica tre volte più basso, pari ad appena 45.500 per poco più di 100.000 colonnine, almeno secondo quanto riportano l’American Petroleum Institute e International Council on Clean Transportation, e questo nonostante anche la Casa Bianca a guida Biden abbia un piano simile a quello del Fit For 55 europeo, anche se meno ambizioso.

L’aumento sempre crescente di veicoli elettrici in Europa e USA e, al contempo, un calo dell’uso delle auto causato dall’aumento del lavoro a distanza e dei servizi di consegna a domicilio ha in generale ridotto la domanda di carburante, soprattutto Oltreoceano. Tutti dati che metteranno in crisi l’attuale sistema di vendita al dettaglio di carburante. A meno che non si adatti.

Da stazioni di carburante a stazioni di ricarica

L’evoluzione dei distributori in realtà è già in atto, e potremmo dire orgogliosamente che l’Italia è stato uno dei Paesi che ha iniziato prima. Nel Bel Paese, Eni, complice l’acquisizione di Be Charge e la nascita di Plenitude, ha già visto molti dei suoi distributori dotarsi di colonnine ad alta potenza. Ancor prima, Q8 ha stretto un accordo con Enel X, tanto che oggi sono molte le stazioni di servizio del colosso kuwaitiano che dispongono di una o più colonnine multipresa dell’operatore energetico italiano. Q8 ha in realtà stretto accordi con operatori energetici in quasi tutti i paesi europei: nel mio viaggio con la 500 elettrica al Nord ne ho visti parecchi anche in Danimarca, e in quel caso i più recenti avevano aggiornato i cartelli con i prezzi di benzina, diesel e corrente elettrica rispettivamente in Corone danesi al litro e corone danesi al kWh relativi alla potenza massima delle colonnine.

Nei Paesi citati, ma anche negli Stati Uniti, la conversione è volontaria: anche Oltreoceano alcuni distributori, come Pilot, si sono dotati di colonnine. In altri casi, invece, è forzata. A Milano l’amministrazione comunale ha provato a forzare i distributori a dotarsi di colonnine nei prossimi anni, e lo stesso in Germania, dove i proprietari di stazioni di servizio non hanno voce in capitolo perché è stata approvata una legge che li costringe ad offrire anche strutture di ricarica per i veicoli elettrici.

Non solo elettrico

Per quanto la direzione presa da molte istituzioni sia quella dell’elettrico, sappiamo ormai che non è l’unica scelta ecologica. Per esempio molto si sta facendo sull’idrogeno e sui biocarburanti, e questa potrebbe essere un’opportunità. Sempre Eni, molto avanti sull’idrogeno, ha iniziato un programma di infrastrutturazione che è partito da Mestre, ma in generale è possibile che lo spazio attualmente usato per i rifornimenti di benzina e diesel possa evolversi in distributore di idrogeno, soprattutto se consideriamo che il modo di rifornirsi è molto simile e ha la stessa velocità.

Fonte quotidianomotori.com – Articolo di Robin Gant

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