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“I discorsi del distributore” di Alemanno Franchi: terzo libro per l’autore lucchese

La recensione di Luciano Luciani: al centro della narrazione sempre il legame forte della relazione d’amicizia.

Qualcuno, con felice neologismo, li ha definiti “non luoghi”. Ovvero, tutte quelle aree che hanno a che fare con l’erranza: aeroporti e stazioni ferroviarie, alberghi e svincoli autostradali, parcheggi e distributori…

È possibile in tali spazi, così connotati da una contemporaneità tanto frenetica quanto vagabonda, entrare davvero in relazione tra le persone e sviluppare l’umanissima attività del discutere, ragionare assieme, confrontarsi? Risponde positivamente a un quesito del genere Alemanno Franchi, lucchese, scrittore parco e dalla pagina rara e ben meditata. Due soli, infatti, i lavori al suo attivo: Bar Irio, 2002, e Viaggio in Europa in 500, 2018, perennemente sospesi tra memorie personali e invenzioni fantastiche, tra bisogno di radici e sogno di evasione. In questo suo ultimo libro, I discorsi del distributore, Bookabook 2022, l’autore toscano crea una città dal nome fittizio, Az, che sembra riassumere in sé le caratteristiche, positive e negative, di tutti i piccoli centri di provincia che più provincia non si può: qui, la vita scorre serena ma lenta, tranquilla, ma sempre troppo uguale a se stessa.

E l’unica possibilità di infrangere quella monotonia, di contrastare la noia, di vivacizzare almeno un po’ giornate identiche le une alle altre, è affidarsi alla parola, al racconto, alle storie, vere o presunte tali, e al loro scambio tra persone che si conoscono da un’intera esistenza. Una delle quali, Anacleto, gestisce una stazione di servizio per conto della compagnia petrolifera Burp e lì, nel casotto del benzinaio, si ritrovano assieme gli amici di una vita: Armando, sodale del titolare sin dalla prima elementare; Baccio, il più anziano, con la passione per le donne; Mario, professore di lettere presso il locale liceo classico.

Insomma, quattro amici che invece del bar hanno eletto a proprio luogo privilegiato d’incontro la Burp Station, un ambiente poco sano dal punto di vista igienico per i vapori di benzina e i gas di scarico prodotti, ma emotivamente adeguata alle loro necessità. Quali i temi delle loro discussioni? Beh, sempre gli stessi da generazioni: sport, più chiacchierato che praticato; donne, sognate e reali, e motori; e poi gli scherzi, di solito poco più che infantili, ma che, nella memoria del piccolo gruppo, si caricano di caratteri addirittura epici.

Al centro della narrazione sempre il legame forte della relazione d’amicizia, quella, per intendersi, tra maschi adulti, apparentemente semplice e invece straordinariamente complessa con i suoi tempi, i suoi rituali, le sue liturgie, i suoi anfratti, ora accoglienti, ora improvvisamente duri e taglienti. Il tutto raccontato con misura, con quel garbo per cui i lucchesi sono celebrati in Toscana e non solo, sempre in bilico tra il realismo amarognolo delle Veglie di Neri e la divertita ironia inglese dei Tre uomini in barca di Jerome K. Jerome. Certo, si sa, i discorsi li porta via il vento e anche il rifugio del distributore con le sue chiacchiere è destinato a essere abbandonato, ma intenso resterà il legame amicale, arricchendosi via via di nuove presenze, femminili questa volta. Così l’Autore nella fiduciosa Postfazione che chiude le sue storie: “Discorsi di diversa natura che non terminano. Scherzi – anche pesanti – tra ragazzi cresciutelli che intanto diventano uomini. A volte in conflitto con l’altro sesso, altre con la vita in genere. Inconsapevoli di essere alla ricerca della salvezza.  Salvezza che, alla fine, ognuno a suo modo è riuscito a trovare.

Fonte luccaindiretta.it

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