Il governo nazionale ha 24 ore di tempo per far cambiare idea ai gestori delle stazioni di servizio che, a causa dell’ultima novità, quella del cartello col prezzo medio nazionale dei carburanti, avrebbero programmato una serrata di due giorni: 25 e 26 gennaio.
Il tira e molla tra governo e distributori di carburante va avanti. Prima l’annuncio dello sciopero. Poi il dietrofront. E di nuovo la conferma della serrata. Tutto ruota attorno alla decisione di Roma di far esporre, in tutte le stazioni di servizio, il cartello con il prezzo medio nazionale dei carburanti, in modo da fornire agli utenti un’informazione utile per orientarsi sulla stazione più economica. La manovra non piace affatto ai gestori delle pompe che, pertanto, hanno indetto i due giorni di sciopero: dalle 19 del 24 gennaio alle 7 del 27.
I malumori
I gestori delle stazioni di servizio, a detta loro, si troverebbero nel mezzo del fuoco incrociato: da una parte il governo nazionale che, tra tasse e controlli a tutto spiano, non li metterebbe in condizione di lavorare al meglio. «Siamo una categoria vessata» afferma Francesca Zandri, titolare di ben 5 stazioni di servizio tra Ancona e provincia. Dall’altra gli utenti che li accusano di speculazione per via dei prezzi dei carburanti schizzati di nuovo alle stelle. Dunque per dare al cittadino la possibilità di districarsi all’interno di questo labirinto di quotazioni diverse tra impianto e impianto, e che per di più oscillano quotidianamente, il governo ha stabilito che le stazioni di servizio debbano esporre il cartello riportante il prezzo medio giornaliero dei carburanti. Apriti cielo: la categoria è insorta. Tanto che ha programmato lo sciopero di due giorni. «L’esposizione del cartello non farebbe altro che creare ulteriore confusione all’utente, altro che aiuto ad orientarsi sui prezzi – afferma Silvio Sacerdoti, titolare insieme alla socia Francesca Zandri della società Impianti Distribuzione Petroli Srl -. Qui siamo già pieni di cartelli: il prezzo dei carburanti per il fai da te e quello per il servito. Mettiamone pure un altro e siamo a posto, il cliente finisce per non capirci più niente». Quindi, per gli operatori, un disservizio, più che un srrvizio. «Per non parlare poi di quanto sia cambiato il nostro lavoro negli ultimi anni – prosegue Sacerdoti – non siamo più negli anni ’80 e ’90, l’auto non è più uno status symbol. Molti giovani non prendono nemmeno più la patente». E poi c’è la crisi: «molte famiglie hanno dovuto vendere la seconda auto perchè non riuscivano più a mantenerla – prosegue Sacerdoti – dunque i ricavi per il nostro comparto si sono sensibilmente ristretti». Insomma, un problema dietro l’altro che ha fatto sbottare la categoria. Ora il governo ha 24 ore di tempo per trovare una soluzione ed evitare i due giorni di sciopero che, per ora, restano confermati.
Fonte anconatoday.it – Articolo di Andrea Maccarone