Le macchine si sono letteralmente bloccate per strada a causa dell’acqua che era finita nel serbatoio con il gasolio. Gli sfortunati automobilisti ora dovranno saldare conti (anche salati) ai meccanici e dovranno valutare se rivalersi o meno sul benzinaio, o meglio sull’impresa petrolifera.
C’è chi ha fatto un centinaio di metri e chi è arrivato a fare due chilometri ma poi tutti hanno dovuto chiamare il carro attrezzi a farsi portare le loro auto dal meccanico. Almeno undici quelle che in questi giorni si sono letteralmente bloccate per strada a causa dell’acqua che era finita nel serbatoio con il gasolio. Undici automobilisti che ora dovranno saldare conti (anche salati) ai meccanici e che dovranno valutare se rivalersi o meno sul benzinaio, o meglio sull’impresa petrolifera.
Perché tutti e undici hanno in comune il fatto di aver fatto chi 10 euro chi il pieno di carburante dallo stesso rivenditore. Cosa sia successo non è chiaro, ma i danni ci sono.
All’officina Consolati di Volano sono arrivate macchine di tutte le marche «Renault, Volvo, Bmw, Audi, Hyundai» elenca il meccanico e da tutte ha dovuto togliere litri di acqua. «I danni? Dipende da quanto sono stati sfortunati – spiega Consolati -. C’è chi ha avuto danni alla pompa del gasolio e agli iniettori e si parla di conti che possono arrivare anche a 3-4mila euro. Quelli a cui è andata meglio avranno un conto da 3/400 euro perché è stato necessario comunque intervenire e quindi svuotare il serbatoio, smontarlo, pulirlo, cambiare i filtri».
Insomma conti più o meno alti ma comunque pesanti per tutti. Non è la prima volta che arriva una segnalazione in questo senso, evidenziano alcuni automobilisti che si chiedono: «Non essendo il primo caso che si è verificato nella zona di Rovereto e considerata l’esosa quota di accise che grava su un litro di carburante, non esiste alcuna autorità che può esercitare dei controlli prima che il carburante erogato? E in tema di “precedenti” è di pochi mesi fa la sentenza del giudice di pace di Rovereto che si occupava proprio di questo tema. In quel caso dopo il rifornimento la macchina aveva iniziato a fare le bizze per poi fermarsi definitivamente. Il meccanico aveva scoperto che a provocare i danni era stato del “carburante impuro”, del diesel con troppa acqua.
La richiesta di risarcimento avanzata dal proprietario dell’auto (che aveva pagato 2.500 euro per riparare il danno) era stata ignorata dalla società petrolifera e si era così finiti davanti al giudice di pace. Che in udienza aveva ascoltato i racconti di altre cinque persone che avevano avuto lo stesso problema dopo aver fatto rifornimento alla stessa stazione di servizio. La difesa della società è stata valutata dal giudice inidonea a dimostrare l’integrità del prodotto entrato nel circuito del veicolo poi danneggiato. Da qui la decisione di condannare a risarcire l’automobilista dei soldi pagati per saldare il meccanico e anche dei 98 euro che aveva speso al distributore per fare il pieno.
Fonte ladige.it