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Milano, in arrivo 4 mila colonnine in due anni per una ricarica lenta e green delle auto elettriche

Le «City plug» potranno servire fino a quattordici auto contemporaneamente e saranno «a ricarica lenta» per evitare problemi alla rete.

Quattromila colonnine per la ricarica delle auto elettriche saranno disseminate nel giro di due anni in tutti i quartieri e nell’hinterland per allineare Milano a Parigi, Londra ed Amsterdam nella classifica delle città più «elettrificate» d’Europa. Il sindaco Beppe Sala con i vertici di A2a ha presentato lunedì l’ambiziosa rivoluzione che triplicherà le colonnine, rispetto al numero attuale. «Due sono i disincentivi all’utilizzo delle auto elettriche, il costo dei mezzi relativamente alto e la difficoltà di ricarica — ha spiegato il primo cittadino —. Sul secondo dobbiamo e possiamo lavorare anche noi. Vigilerò quindi perché venga rispettato l’obiettivo: 2.400 colonnine di nuova generazione quest’anno e altre 1.600 nel 2025, suddivise in circa trecento stazioni complessive alimentate esclusivamente da energia rinnovabile».

Il risultato sarà tangibile, «la presenza capillare di punti di ricarica fruibili senza limiti di tempo accelererà la diffusione di veicoli elettrici», è convinto il sindaco. In dettaglio le «City plug» potranno servire fino a quattordici auto contemporaneamente e saranno «a ricarica lenta» per evitare problemi alla rete (7 kilowatt/ora, invece che i 150 delle attuali «fast»), precisa l’ad di A2a Renato Mazzoncini: «È un cambio di paradigma sulla strada già segnata e necessaria: gli spostamenti devono diventare a zero emissioni — dice —. Del resto ai cittadini, piuttosto che la ricarica veloce con l’onere poi di scollegare e spostare il veicolo dopo una o due ore, serve lasciare l’auto parcheggiata la sera e ritrovarla carica la mattina».

Rispetto a possibili acquisizioni della multiutility («tutte le occasioni sul mercato sono potenzialmente interessanti», conferma Sala), Palazzo Marino in linea teorica non esclude, eventualmente, una riduzione di quota (al momento ha il 25 per cento, così come il comune di Brescia): «Ogni passo va fatto con estrema attenzione ma i vertici lavorano per la continuità e per crescere, se questo aiuta il Paese. In questo senso non porrei problemi a priori, dipende da qual è il progetto», è possibilista il primo cittadino.

Per quanto riguarda il braccio di ferro con i sindacati della polizia locale, dopo lo sciopero di domenica scorsa e lo spauracchio di una nuova mobilitazione annunciata per la giornata degli ottavi di Champions league, il 20 febbraio, Sala tiene il punto: «È il momento che anche i vigili facciano sacrifici — resta fermo —. Chiedere di lavorare di più la notte non è indolore, lo sappiamo, ma il momento è difficile e a tutti vengono richiesti sforzi e fatiche».

Le proteste sono legate alle modifiche del contratto decentrato del 2002: se non saranno accettate entro il 31 gennaio saranno introdotte unilateralmente dal 13 febbraio perché secondo l’amministrazione l’attuale meccanismo che regola le turnazioni ha progressivamente assottigliato il numero di vigili arruolabili per le fasce orarie potenzialmente più critiche.

Se lo sciopero è un diritto «questa nostra richiesta è un passaggio cruciale, stiamo assumendo come mai è stato fatto negli ultimi venti anni».
Infine sulla ipotesi che si candidi a nuovo sindaco di Milano nel 2026 Urbano Cairo, imprenditore ed editore, proprietario tra l’altro di Rcs MediaGroup e di Cairo Communication, oltre che presidente del Torino Football club, Sala si sbilancia: «Ho un buon rapporto con lui, ci siamo manifestati più volte reciproca stima. Non è un uomo che vive di battute, al contrario è persona estremamente concreta, quindi è possibile che l’intenzione ci sia — dice —. Del resto se uno legge per un mese di fila le cronache locali del Corriere della Sera, qualche risposta se la dà».

Fonte corriere.it – Articolo di Elisabetta Andreis

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