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«Ogni anno chiudono 23 pompe di benzina a Torino». Ecco perché i benzinai stanno sparendo

L’allarme di Confesercenti: «A dicembre i consumi di carburante sono calati del 20%».

Fare rifornimento a Torino e in provincia è sempre più difficile. Il motivo? Ogni anno vengono dismesse in media 23 pompe di benzina. Lo rende noto lo studio effettuato da Confesercenti che ha analizzato la situazione degli ultimi dieci anni.

Nel 2012 gli impianti nella Città Metropolitana erano 709, 240 dei quali a Torino. Nel 2022 ne sono rimasti 481 (153 a Torino città). In pratica ha chiuso un impianto su tre: ben 228 in meno (-32,2%) a Torino e provincia e 87 (-36,3%) soltanto in città.

ECCO I MOTIVI DELLA CRISI

Ma come mai si sta verificando questa moria di distributori? «Il commercio e le micro imprese sono tutte in crisi, dai negozi all’ambulantato e anche noi benzinai stiamo soffrendo molto» sottolinea Enzo Nettis, presidente presidente Faib-Confesercenti e titolare di un impianto in piazza Bernini. «Da una parte c’è la razionalizzazione della rete con il ridisegno cittadino che porta alla rimozione di vari impianti costruiti in luoghi non più idonei, come vicino ai semafori. Ma i fattori principali sono altri: i margini sono rimasti invariati, guadagniamo soltanto 3 centesimi al litro erogato, ciò significa che su 20 euro il guadagno è di 30 centesimi, il resto va in tasse e utili per le società petrolifere. A fronte dei bassi guadagni dobbiamo però far fronte ai rincari in bolletta, all’inflazione, allo smartworking e all’aumento delle auto elettriche. Tutti fattori che portano alla contrazione dei consumi. Soltanto nel mese di dicembre – evidenzia Nettis – a Torino le vendite di carburante sono calate del 15-20%. E’ evidente che non si può andare avanti così».

Quanto guadagna un benzinaio al giorno d’oggi? «Erogando mediamente un milione di litri all’anno si guadagnano appena 30mila euro lordi da cui vanno tolte tutte le spese ed eventuali stipendi dei dipendenti». Un lavoro che è anche molto pesante: «Siamo aperti dal lunedì al sabato lavorando 9 ore e mezza al giorno per 52 ore alla settimana. Senza contare l’ansia di ricevere multe se sbagliamo a scrivere i prezzi».

LE VECCHIE POMPE NEL DEGRADO

La chiusura di un impianto però non è così semplice e spesso le pompe versano in stato di abbandono per anni prima di venire rimosse, diventando meta di discariche e vandali. Fanno da esempio i distributori in via Tripoli a due passi da via San Marino, in corso Siracusa a un isolato da via Tirreno e ancora in via Sansovino angolo strada Altessano. Solo per citarne alcuni in città. E poi ci sono i terreni recintati dismessi, in attesa di bonifica: un caso è quello di corso Sebastopoli angolo corso Orbassano, davanti alla gelateria La Romana. E le società petrolifere cosa fanno con i distributori dismessi? «In genere – spiega Nettis – li tengono fermi, ma a volte li convertono in impianti totalmente “selfizzati”, ovviamente senza lavoratori».

Fonte torinocronaca.it –  Articolo di Ricardo Levi

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