L’attività, esclusa dalla lista degli espropri, rischia di essere coinvolta a causa di una variante. Il tracciato potrebbe passare nella loro area. «Abbiamo speso un capitale, chi ci risarcisce?»
Al momento esiste solo sulla carta. Eppure lo Skymetro toglie già il sonno non solo a chi si trova lungo il suo cammino ma anche a chi rischia di trovarcisi: «Di notte non dormo e durante il giorno vengo assalito dall’ansia, appena sveglio controllo se ci sono novità sul tragitto, perché da quello dipende il mio futuro. E pensare che – sospira Pietro Ruscelli, titolare dell’autolavaggio “Via Adamoli” situato subito dopo l’impianto della Sciorba – sono sempre stato favorevole a questa opera».
Sulla carta la metropolitana sopraelevata dovrebbe passare lungo gli argini del Bisagno, a una quindicina di metri dall’attività, e infatti il suo nominativo non appare nella delibera del Comune con l’elenco delle proprietà da espropriare. La realtà che si sta delineando potrebbe però essere diversa: «Il 7 ottobre – ricorda Ruscelli – il mio socio ha notato dei tecnici che effettuavano misurazioni. Abbiamo capito che si trattava di indagini per lo Skymetro e ci siamo allarmati, ma il nostro avvocato ci ha tranquillizzato perché, nel progetto ufficiale, non risultiamo interessati dai lavori».
La preoccupazione è stata fugata solo per poco: una ventina di giorni fa una telefonata ha rimesso tutto in discussione: «Ci hanno convocato al Matitone – raccontano – e ci hanno chiesto in maniera generica se, in caso di modifiche al tragitto, avessimo intenzione di cedere l’attività. Noi abbiamo chiesto un’area alternativa per poter continuare a lavorare ma ce ne hanno proposta una a monte, verso Prato, molto più piccola dell’attuale».
Una chiacchierata informale, ma ormai l’ansia si era insinuata nella testa dei due soci e giovedì scorso un’altra chiamata ha rinsaldato le loro preoccupazioni: «Lo Skymetro ufficialmente continua a non passare di qui, ma ci hanno informato che, forse, potrebbe esserci la necessità di installare tre pile di sostegno, ciascuna del diametro di poco meno di due metri nell’area dell’autolavaggio». In effetti proprio lì davanti ha inizio lo scolmatore del Bisagno e il Comune lavora a una modifica del tracciato dello Skymetro per evitare interferenze con l’opera di messa in sicurezza idraulica.
«Gli uffici comunali stanno lavorando per trovare una collocazione che ci permetta di continuare a lavorare. Gliene siamo grati ma non sappiamo come sarà possibile: sarebbero installate dove ora abbiamo l’uscita, dove le macchine aspettano il turno e su un’aiuola. Per continuare a lavorare dovremmo togliere postazioni e aspiratori». Peccato che invece i due titolari avevano da poco iniziato ad allargarla: «Due anni fa – racconta Ruseclli – dopo un decennio di affitto, abbiamo comprato l’area e aggiunto macchine per auto e moto: un investimento di 600 mila, che diventano 900 mila considerando i lavori edili».
I primi impianti sono già stati acquistati, per gli altri è arrivato il via libera al leasing: «Ci siamo portati avanti perché i tempi di consegna non sono brevi – spiega il titolare dell’autolavaggio, mostrando una ricevuta da 45 mila euro – intanto il nostro tecnico stava lavorando al progetto da presentare al Comune per il via libera all’ampliamento, che a questo punto non arriverà ma gli ordini sono già partiti e avremo delle penali da pagare. Sapevamo dello Skymetro, naturalmente, ma il tracciato doveva passare dall’altra parte».
Adesso quindi l’autolavaggio si trova in un limbo: apparentemente escluso dal progetto dello Skymetro, ma con la spada di Damocle dei tre piloni. Il Comune, interpellato dal Secolo XIX, fa sapere che si definirà l’esatta posizione dei piloni più avanti, nell’ambito del progetto esecutivo e che per ora è prematuro parlarne. «Ho 53 anni, tre figli, una moglie con un lavoro precario e ho appena comprato casa. Mi hanno tolto la terra sotto ai piedi, vado a dormire con la paura di cosa potrebbe succedere il giorno dopo: vorrei solo poter continuare a lavorare e mantenere la mia famiglia”.
Trasferire altrove l’autolavaggio – da cui oggi passano più di mille macchine al mese – non è facile: i macchinari costano quasi 900 mila euro e per un’area adeguata, «da almeno 1.500 metri quadrati», ne servono altri 250 mila. «Credo davvero che il Comune stia cercando di aiutarci, ma vorrei chiarezza su progetti, tempi ed eventuali indennità: non posso stare in queste condizioni magari per anni, in attesa che partano i lavori. Voglio tornare ad avere un futuro».
Fonte ilsecoloxix.it – Articolo di Licia Casali – Foto Davide Pambianchi – Freaklance