Transizione verso un sistema energetico basato su fonti rinnovabili e sviluppo delle tecnologie stanno trainando la mobilità elettrica, che può contribuire a creare città più vivibili, efficienti e a ridotto impatto ambientale.
La mobilità elettrica sta iniziando a cambiare le nostre città, offrendo soluzioni alternative per ridurre l’impatto ambientale, puntare alla sostenibilità e migliorare la qualità della vita. Una scelta spinta dai vincoli imposti dalle nuove normative europee, e non solo, in fatto di taglio delle emissioni inquinanti, dagli incentivi governativi e, in parte, dalle nuove generazioni.
Se infatti, secondo il marchio automobilistico IMA Italia, negli ultimi mesi il mercato delle microcar elettriche ha registrato un notevole incremento nel nostro paese (il 2024 ha visto un aumento del 25,8% delle immatricolazioni di quadricicli sia leggeri sia pesanti, con crescita significativa della quota dei modelli elettrici), un sondaggio condotto nel luglio dello scorso anno da Nissan Formula E Team e OnePoll in diversi paesi del mondo ha rivelato che più della metà dei ragazzi intervistati è propenso a considerare la mobilità elettrica importante per la lotta al cambiamento climatico.
Una ricerca commissionata da Nissan sul futuro della mobilità elettrica secondo le nuove generazioni ha sottolineato la necessità di soluzioni flessibili e multimodali, in grado di integrare trasporto pubblico, veicoli privati, mobilità condivisa in una rete connessa e accessibile per tutti e per ogni esigenza.
Il contesto attuale della mobilità elettrica
Consapevolezza diffusa, innovazione tecnologica e politiche governative orientate alla sostenibilità stanno portando l’attenzione anche verso il settore dell’emobility. Alternativa ecologica alla mobilità tradizionale, secondo l’International Renewable Energy Agency (IRENA) per diventare davvero essenziale nel processo di transizione mondiale il numero di autovetture di questo tipo entro il 2050 dovrà superare i 2 miliardi. Ipotesi non così scontata, dato anche il costo ancora elevato dei modelli a disposizione, la ridotta capillarità dei punti di ricarica, i vincoli tecnici inerenti ciclo di vita e smaltimento delle batterie, che sta portando tuttavia diversi paesi e aziende ad affrontare la questione.
BEV, PHEV o HEV? Le tipologie di veicoli elettrici
Ad oggi le tipologie di veicoli elettrici disponibili sono sostanzialmente tre:
- battery electric vehicle (BEV), dalla propulsione a motore elettrico con batterie dedicate;
- plug-in hybrid electric vehicle (PHEV), sistemi ibridi a propulsione sia tradizionale (benzina o diesel) sia elettrica;
- hybrid electric vehicle (HEV), dotato di motore tradizionale a combustione fossile (diesel/benzina) e di motore termico o elettrico che si ricarica esclusivamente durante lo spostamento del mezzo.
I numeri della mobilità elettrica
La mobilità privata si sta già muovendo verso l’elettrico, pur con un andamento discontinuo. Secondo l’European Automobile Manufacturers Association (ACEA) le immatricolazioni di veicoli di questo tipo (soprattutto BEV e PHEV, i più prestazionali) nel primo semestre del 2024 sono cresciute del 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, così come sono diminuite al contrario quelle delle autovetture tradizionali (-12% a benzina, -15% diesel). Numeri che portano le auto a propulsione green a rappresentare quasi il 40% dell’intero nuovo parco europeo di mezzi, di cui il 18% è coperto dal mercato italiano.
Leggermente diverso il panorama del secondo semestre 2024, in cui le vendite sempre in Europa sono scese (-18,3%), anche se a fine anno l’andamento si può considerare positivo, con una percentuale di crescita complessiva dell’1,7%.
Sul lungo periodo il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) stima che le automobili elettriche arrivino nel nostro paese a 6,6 milioni nel 2030 (di cui 4,3 milioni BEV e 2,3 milioni PEHV). Altre stime, ad esempio stilate da una analisi del Politecnico di Milano, aumentano invece il totale a quasi 8 milioni.
Da considerare però, come sottolinea anche l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), che per la diffusione della mobilità elettrica è importante garantire anche la disponibilità della ricarica. Secondo il Global EV Outlook 2024 della stessa Agenzia il numero di punti di ricarica pubblici installati nel mondo è aumentato del 40% nel 2023 rispetto all’anno precedente e i caricabatterie veloci hanno superato quelli più lenti. Tuttavia, per riuscire a soddisfare un grado di implementazione della mobilità elettrica in linea con gli impegni assunti dai governi, le reti di ricarica devono crescere di 6 volte entro il 2035. Facendo attenzione, però, a monitorare che questa maggiore domanda di elettricità per le ricariche non superi quella di distribuzione tradizionale delle reti elettriche.
Perché ancora pochi comprano un’auto elettrica
Attualmente sono diversi i fattori che influenzano l’acquisto di un veicolo elettrico:
- costo elevato, maggiore generalmente di quello dei mezzi tradizionali a combustione, anche se i valori stanno decrescendo;
- autonomia limitata delle batterie, nonostante la ricerca stia facendo passi in avanti e oggi si possano affrontare anche centinaia di chilometri prima di dover ricaricare l’automobile;
- infrastrutture di ricarica limitate nella disponibilità e nell’accessibilità.
Tra i paesi europei che vanno in controtendenza la Norvegia, dove ormai, grazie a una intelligente politica governativa che punta su incentivi e investimenti nelle reti di approvvigionamento energetico, i mezzi elettrici sono il 28% del totale (addirittura il 40% nella capitale).
Per una elettrificazione intelligente
Nell’ottica di crescita della domanda di energia e di conseguenza di interesse che le reti di distribuzione elettrica non vadano in tilt, stanno nascendo visioni alternative del concetto di elettrificazione per la mobilità.
I veicoli (soprattutto le automobili) rimangono parcheggiati per gran parte della loro vita (secondo percentuali che si aggirano attorno addirittura al 90/95%), nei pressi delle abitazioni o dei luoghi di lavoro. Se fossero per gran parte elettrici potrebbero diventare essi stessi fonte di energia. Una sorta di gigantesca batteria diffusa sul territorio, che riuscirebbe ad immagazzinare energia per il funzionamento nelle fasce temporali in cui è maggiormente conveniente e anche cederla alla rete in caso di sovraccarico di richiesta, ad esempio nelle ore lavorative o serali. Quando le macchine sono inutilizzate.
Una ipotesi già concretizzata in alcuni paesi europei, almeno per quanto riguarda i mezzi pubblici: in Francia la rete di distribuzione ha certificato la ricarica bidirezionale per le flotte aziendali, in Danimarca la società Nuvve dota gli autobus elettrici di batterie ad hoc che funzionino anche da riserva per la rete Energinet.
La spinta normativa per la crescita della mobilità elettrica
Il ruolo delle normative per la crescita della mobilità elettrica è decisivo e si basa sugli obiettivi di riduzione delle emissioni e di transizione verso modalità di trasporto più sostenibili. In continua evoluzione, si tratta di un argomento complesso, influenzato da diversi fattori a livello sia europeo sia mondiale.
La CEE ha fissato come obiettivo primario la neutralità climatica entro il 2050 e la mobilità elettrica è considerata tra le componenti cruciali per il suo raggiungimento. Il Green Deal Europeo, ovvero il pacchetto di strategie comunitarie per il cambiamento di passo, e il programma di riforme e di regolamenti economici Fit for 55, promulgato sempre dall’Unione europea per la riduzione almeno del 55% (rispetto ai livelli del 2021) delle emissioni gas a effetto serra entro il 2035, rientrano fra gli strumenti normativi utili. Inoltre, la Commissione europea ha proposto di vietare l’immissione sul mercato di nuovi veicoli a combustione di benzina e diesel a partire dal 2035.
A tal fine la Commissione ha allo studio l’introduzione di incentivi condivisi comunitariamente, che premino la scelta di mezzi di trasporto green.
L’Italia, esauriti nel 2024 gli incentivi economici destinati ai privati per l’acquisto di veicoli elettrici – che hanno spinto positivamente il trend –, ha deciso di investire i fondi alle imprese di settore impegnate nella transizione ecologica, al fine di promuovere la produzione di veicoli elettrici e di componenti sul territorio nazionale. Un sostegno alla ricerca e allo sviluppo tecnologico che mira alla riduzione del costo del prodotto finale e all’indipendenza industriale. Tuttavia, è ancora possibile usufruire di alcuni contributi regionali per l’acquisto di una automobile elettrica e per l’installazione di una colonnina di ricarica domestica. Una possibilità, quest’ultima, sostenuta anche dai bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che mira alla realizzazione di una rete capillare di infrastrutture su tutto il territorio.
Auto elettriche e fonti di energia rinnovabile, ottima abbinata
L’abbinamento mobilità elettrica e fonti di energia rinnovabile – solare, eolico, idroelettrico – rappresenta la sinergia migliore per dare vita a modelli di trasporto realmente sostenibili. In tal modo infatti si tagliano drasticamente le emissioni di gas serra, di CO2 e di altri inquinanti atmosferici anche nelle fasi a monte dell’utilizzo di un veicolo green.
Inoltre, la produzione di energia pulita, sfruttando il vento o il sole, può essere decentralizzata, installando più punti di generazione diffusi sul territorio e riducendo così le dimensioni degli impianti e anche le perdite di trasporto.
Dove ricaricare l’auto elettrica. Le soluzioni
Per ricaricare di energia i mezzi elettrici oggi sono disponibili diverse modalità:
- domestica, comoda soprattutto per auto a ridotta potenza o tempistiche lunghe (come quelle delle ore notturne) e conveniente se si sfrutta l’integrazione con i pannelli fotovoltaici;
- pubblica, grazie a stazioni di ricarica rapida (o ultra-rapida) situate nelle aree urbane, nei parcheggi dei centri commerciali, negli aeroporti e in autostrada, ancora più green se alimentate ad energia solare.
Il futuro della mobilità elettrica
Il futuro della mobilità elettrica dipende da una serie di punti – efficienza energetica, gestione delle fonti di energia, interfacce utente avanzate e friendly, impianti di sicurezza migliorati, connettività integrata – in cui ruolo da protagonisti hanno sicuramente i sistemi di accumulo e di ricarica dell’energia elettrica a bordo.
La ricerca sta infatti lavorando su soluzioni a maggiore densità energetica, in grado di garantire capacità superiore di immagazzinamento e di conseguenza autonomia di movimento dei veicoli. Le batterie allo stato solido, che sfruttano un elettrolita appunto solido, sembrerebbero una delle risposte possibili: più sicure e affidabili, ma soprattutto dal tempo di vita allungato.
Anche l’idea di una ricarica senza cavi, wireless, è al centro dell’attenzione, poiché potrebbe semplificare la modalità di utilizzo – semplicemente parcheggiando la propria auto su un caricatore – e ridurre l’ingombro fisico delle stazioni di ricarica. Le quali saranno sempre più performanti, offrendo tempi di sosta per il “rifornimento” brevissimi grazie alla potenza superiore erogata: già oggi, ad esempio, alla stazione di Porta Susa a Torino Powy ha installato una colonnina Fast a corrente continua da 50 kW, ma si possono raggiungere valori fino ai 150 kW.
L’AI darà poi il suo apporto, potendo monitorare e gestire lo stato delle batterie in tempo reale, con in aggiunta delle capacità predittive, al fine di migliorarne l’efficienza e allungarne la vita e di prevedere in anticipo la necessità di un intervento di manutenzione.
IsoMat di Flint Engineering, startup inglese votata alla sostenibilità, può trasformare la gestione delle batterie dei veicoli elettrici. Se incorporato negli involucri di queste ultime riesce a distribuire l’energia termica in modo uniforme, mantenendo le batterie stesse a una temperatura ottimale di 25 gradi (±1°). Tale controllo preciso della temperatura ne prolunga la durata, consente una ricarica più rapida e aumenta l’autonomia dei mezzi.
Fonte: infobuildenergia.it – Articolo di Marcella Ottolenghi