Si chiamano Evc, acronomimo che sta per Electric Vehicle Charger, ossia delle stazioni di ricarica per i veicoli elettrici. Da qualche tempo ne vediamo sempre di più non solo nelle città, ma anche nelle stazioni di servizio in autostrada. Ma come funziona l’Iva in questo settore? E’ possibile ottenere un rimborso per il credito di Iva annuale? E di quella trimestrale? Il caso di una società apre una interessante discussione a cui replica l’Agenzia delle Entrate (risposta n. 497/2020).
Trentamila “colonnine” da acquistare e la richiesta di rimborso Iva
Una società, che già possiede duemila punti ricarica, è pronta alla realizzazione di altre 5 mila colonnine. Un passaggio per arrivare ai 30 mila punti di ricarica in poco tempo. Le colonnine di ricarica necessitano di hardware e software specifici per la gestione. Oltre ai lavori di “allaccio” al contatore dell’ente di distribuzione dell’energia. Secondo la società che chiede lumi all’Agenzia delle Entrate, “la presenza di ricavi contenuti nel corso dei primi anni di attività rispetto all’ammontare degli investimenti effettuati e programmati nell’intero arco temporale necessario per lo sviluppo della rete di infrastruttura, determina un credito Iva strutturale”. Per questo la Società ha chiesto se sia possibile chiedere a rimborso il credito Iva, limitatamente agli acquisti e alle importazioni di beni ammortizzabili. Oltre a chiedere se sia possibile ottenere il rimborso del credito Iva trimestrale.
Colonnine come impianto fotovoltaico?
La società pensa di aver diritto al rimborso, sia dell’Iva annuale che di quella trimestrale. Questo perché “il costo di realizzazione del bene è rappresentato, in sostanza, dal costo d’acquisto della colonnina e degli oneri sostenuti collegati all’acquisto, al trasporto e all’installazione del bene affinché lo stesso possa essere considerato un bene duraturo per la società”. C’è di più. Perché la società specifica che “il processo di rilevazione contabile di ciascuna colonnina di ricarica passa attraverso una fase di sviluppo del progetto e una fase di implementazione delle opere, in cui i costi vengono iscritti nell’attivo dello Stato Patrimoniale, tra le immobilizzazioni in corso. Nella successiva fase di allaccio alla rete elettrica nazionale, effettuati i necessari test, l’impianto diventa operativo e, una volta pronto per essere introdotto nel ciclo produttivo della Società, decorre la procedura di ammortamento. Contabilmente il cespite, una volta registrati tutti i costi a saldo, viene iscritto tra le immobilizzazioni materiali dell’attivo patrimoniale-Impianti specifici”. E non si può paragonare una colonnina di ricarica a un impianto fotovoltaico a cui non spetta il rimborso dell’Iva, “perché sono installate principalmente su suolo pubblico o in aree private ad accesso pubblico, ma non sono integrate irreversibilmente al suolo/punto di allacciamento”. Insomma possono essere ricollocate o spostate in qualsiasi momento.
Iva rimborsabile?
L’Agenzia chiarisce tutto. Il rimborso dell’Iva, superiore a 2.582,28 euro può essere chiesto, in tutto o in parte, “limitatamente all’imposta relativa all’acquisto o all’importazione di beni ammortizzabili, nonché di beni e servizi per studi e ricerche”. I beni e i servizi acquistati devono ovviamente essere destinati all’utilizzo in operazioni attive imponibili a Iva o “in operazioni che comunque conferiscono il diritto alla detrazione”. E quali sono allora i beni ammortizzabili? E’ scritto chiaramente nel Testo Unico delle Imposte sui Redditi: “Sono considerati ammortizzabili esclusivamente i beni strumentali, ossia quei beni che vengono utilizzati nel ciclo produttivo direttamente dall’imprenditore che ne ha il possesso a titolo di proprietà o altro diritto reale”. Quindi, ai fini del rimborso, occorre che il bene sia “ammortizzabile” cioè suscettibile di essere sottoposto ad ammortamento. Nel caso specifico, la società acquista, per lo svolgimento della propria attività economica, le infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici con i componenti, nonché i servizi necessari per configurare e gestire ciascun impianto di ricarica. Inoltre installa le stazioni di ricarica, principalmente, su beni di terzi (suolo pubblico o aree private ad accesso pubblico), ma con modalità tali da non essere integrate irreversibilmente al suolo, potendo essere spostate o ricollocate. In questo caso, dice l’Agenzia, “si ritiene che le colonnine costituiscano per la Società beni strumentali ammortizzabili. L’iva pertanto assolta dall’Istante in relazione all’acquisizione delle colonnine e quanto serve per farle funzionare, è rimborsabile”.
Fonte lavoripubblici.it