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Quanto fa bene il biometano? Lo studio pubblicato su ScienceDirect

+ 63,3 mln di € di ricavi, – 51 mila tonnellate di CO2eq/anno, sono questi i numeri a cui il Comune di Roma potrebbe arrivare se in quella circoscrizione si incrementasse l’utilizzo di biometano.

A rivelarlo è lo studio “A circular economy model based on biomethane: What are the opportunities for the municipality of Rome and beyond?”, condotto da un team internazionale di esperti a cui Federmetano ha fornito i dati relativi al circolante a CNG della zona interessata.

Il biometano, eccellente esempio di economia circolare, è la risposta pronta e utilizzabile per contribuire al benessere ambientale e alla salvaguardia di un settore di cui il nostro Paese è leader europeo, con enormi vantaggi anche in termini economici e occupazionali.

È quanto emerge dal recentissimo studio “A circular economy model based on biomethane: What are the opportunities for the municipality of Rome and beyond?“, condotto da Idiano D’AdamoPasquale Marcello FalconeDonald HuisinghPiergiuseppe Morone– esperti di Unitelma Sapienza Università di Roma, Sapienza Università di Roma, Università degli Studi di Napoli Parthenope e Università del  Tennessee – e pubblicato su Renewable Energy, tra le più autorevoli riviste in materia di energie rinnovabili, sostenibilità e ambiente.

La pubblicazione illustra i benefici ambientali, economici e sociali di cui il Comune di Roma potrebbe usufruire se in quella circoscrizione si incrementasse l’utilizzo del biometano. La metodologia utilizzata per la Capitale è replicabile su tutto il territorio nazionale.

Come dichiarato dal Prof. D’Adamo, lo studio è stato eseguito per rispondere all’esigenza della comunità scientifica di avere dati precisi in merito alla redditività e alle opportunità economichederivanti dalla produzione del biometano, per dare alla società soluzioni in grado di risolvere le criticità derivanti dall’obsolescenza del parco auto nazionale e dalla attuale gestione dei rifiuti solidi urbani e, non ultimo, per porre l’attenzione sulla possibilità di utilizzare biofertilizzanti. Lo studio vuole essere, dunque, uno strumento per guidare cittadini, produttori e responsabili politici nel perseguimento di un futuro green.

Per valutare la profittabilità degli impianti di biometano sono stati presi in considerazione sia impianti di dimensione minima (200 Sm³/h e 350 Sm³/h) sia impianti di dimensione massima (500 Sm³/h), è stato considerato il potenziale di biogas definito dalla regione Lazio e si è ipotizzata una raccolta differenziata al 65% (attualmente al 44%). La combinazione di tali fattori, analizzati alla luce di otto specifici indicatori economici, ha rilevato che la profittabilità degli impianti di biometano può arrivare a 63,3 mln di €. Sono stati quantificati anche i costi del “non fare”: i risultati hanno evidenziato come il ritardo di un anno nella realizzazione degli impianti di biometano provocherebbe perdite economichefinoa circa 2,9 mln di €.

In seguito, sulla base dei dati forniti da Federmetano e relativi al parco circolante a CNG del territorio analizzato, è stato valutato anche l’impatto ambientale derivante dall’utilizzo di biometano nei trasporti. Attualmente nel Comune di Roma circolano 19.939 auto, 3.887 camion, 493 autobus, 279 veicoli speciali, 41 rimorchi e 31 motocicli alimentati a metano. Dalle analisi condotte è emerso che si avrebbero a disposizione nel Municipio di Roma 37,6 mln Sm³ di biometano (26.306 mila Sm³da FORSU e 11.281 mila Sm³ da sottoprodotti), sufficienti ad alimentare circa 28.200 NGV, con una riduzione complessiva delle emissioni di GHG pari a un valore compreso tra 43 e 51 mila tonnellate di CO2eq/anno (considerando il modello “From Well to Wheel”). Di conseguenza, l’intera domanda di carburante per il trasporto in questo territorio può essere completamente soddisfatta. In questa prospettiva, gli impianti di biometano possono trasformare enormi quantità di rifiuti in energia pulita che contribuirebbe in modo significativo a ridurre l’impatto ambientale del settore trasporti.

I quattro esperti sottolineano inoltre che l’Italia, dati i numeri sopra indicati, potrebbe/dovrebbe seguire l’esempio della Svezia, dove il 90% di CNG per auto è biometano e dove sono previsti incentivi e agevolazioni per chi acquista veicoli a metano, mezzi che saranno alimentati con gas naturale di origine bio e di conseguenza con impatto zero sull’ambiente.

Lo studio si conclude con delle osservazioni che Federmetano non può che condividere: affinché ciò che accade in Svezia si verifichi anche nel nostro territorio è necessaria la collaborazione degli stakeholder, il sostegno dei decisori politici – in termini di sovvenzioni e incentivi – e una importante attività di informazione e formazione per i giovani che renda subito chiari alla comunità i molteplici vantaggi che derivano dall’utilizzo del biometano. Una risorsa virtuosa, al pari dell’elettrico alimentato da fonti rinnovabili, che ha tutti i numeri per garantire benessere sociale, economico e ambientale.

 Fonte Federmetano

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