Il governo ha cercato fino all’ultimo minuto di scongiurare lo sciopero dei benzinai contro il decreto trasparenza, ma due delle sigle sindacali – Fegica e Figisc/Anisa – hanno deciso di non accogliere le proposte del ministro Urso, perché arrivate troppo tardi.
I sindacati che non hanno aderito alla protesta non sono stati convocati al tavolo con il Ministero del Made in Italy. “Sono molto risentito. Non mi sembra giusto, hanno invitato solo chi vuole scioperare per dargli il contentino?”, si chiede Franco Cerasoli, dirigente nazionale e referente della Regione Lazio di Angac, uno dei sindacati che non partecipano allo sciopero.
Perché Angac non ha aderito allo sciopero?“Siamo stati invitati a un tavolo per parlare di trasparenza e trovare soluzioni, anche se a decreto già emanato. L’unica maniera per trovare una soluzione è parlare. Mi sembra un atto scortese alzarsi dal tavolo e protestare per un cartellone, è un pretesto, oltre che un aiuto alle compagnie petrolifere”;
Un aiuto alle compagnie petrolifere? Perché?“Le compagnie petrolifere devono allestire circa 16mila impianti. Cingolani parla del 2035: il futuro è la transizione ecologica ed è molto vicino. Quindi dovranno fare un investimento del genere sugli impianti per poi chiuderli? Non penso che lo vogliano”;
Però chiedete comunque un tavolo istituzionale. Quindi ci sono delle tematiche di settore da risolvere. No?“Noi chiediamo che il tavolo istituzionale continui e che venga esposto il prezzo con cui la compagnia ci vende il carburante. Passiamo per milionari e si dice che guadagniamo 4 centesimi al litro. Ma la verità è che li incassiamo. Ed è diverso”;
Ci sono dei costi…“Le faccio un esempio pratico: per vendere un milione di litri servono due persone, un titolare e un dipendente. In un anno, tra stipendi e contributi sono necessari 27mila euro. Quindi se vendo un milione di litri, ne incasso 13mila. Da questi poi, dovrò pagare le tasse. E in più, se i clienti pagano con la carta, ho delle commissioni altissime. Io voglio scioperare per queste cose, ma non contro un Qr code”;
Avete partecipato ai tavoli precedenti col Ministero?“Sì, abbiamo partecipato. Ma sono molto risentito perché oggi non siamo stati invitati all’incontro col Ministero. Non mi sembra giusto: hanno invitato solo chi vuole scioperare per dargli il contentino? Ai clienti questo non interessa: 9 su 10 non sanno quanto costa il carburante”;
In sostanza, chiedete trasparenza sul prezzo con il quale le compagnie vendono il carburante ai distributori…“La trasparenza è fondamentale per il cliente finale, che deve capire quello a cui siamo stati traghettati in tutti questi anni da questo sistema marcio. Noi siamo i primi interessati ad avere il prezzo basso del carburante. Le faccio un altro esempio: se costa 2 euro al litro, il cliente abituale che paga 10 euro, prenderà 5 litri e io incasserò 20 centesimi. Se invece, il carburante costa 1 euro al litro, il mio cliente riceverà 10 litri ed io incasserò 40 centesimi. In questo modo il cliente finale viaggerà per più chilometri e risparmierà, e il distributore avrà un maggiore ritorno economico, anche a fronte dell’aumento delle spese. A causa del caro-bollette arrivano fatture da capogiro, senza contare altri costi, ad esempio le divise dei dipendenti che costano 900 euro. Questo sciopero non porterà vantaggi alla nostra categoria, ma favorisce l’unione petrolifera”;
Cosa chiederete nei tavoli istituzionali?“Il problema non è il cartello, ma la trasparenza. Ci battiamo per un cartellone che indichi al cliente a quanto la compagnia petrolifera vende il carburante al distributore. Loro lo chiamano bacino di utenza: nella stessa zona possono esserci impianti con lo stesso marchio che hanno prezzi di rifornimento diversi. Non è possibile che si verifichi questo”.
Fonte inews24.it – Articolo di Giovanna Sorrentino